Silvio Fauner, 42 anni, 1 oro, 2 argenti e 2 bronzi olimpici, direttore tecnico della squadre azzurre maschile e femminile di fondo
A Vancouver l'Italia difende il ricco bottino di Torino 2006 (2 ori - i più prestigiosi: 50 km maschile con Di Centa e staffetta maschile - e 2 bronzi). Che squadra azzurra si aspetta?
«Abbiamo lavorato bene, partendo con gradualità per entrare in forma al momento giusto. In stagione meglio le donne che gli uomini. Ma in Canada saremo pronti per giocarcela con tutti».
Potrebbe essere proprio l'Olimpiade delle azzurre: puntiamo su due nomi, Arianna Follis e Marianna Longa. D'accordo?
«Direi di sì. Soprattutto Arianna ormai è nel pieno della sua maturità. Ha tutto per essere protagonista. L'annata non ha espresso veri e propri dominatori, ma tanti atleti di vertice. Soprattutto per le staffette la gara sarà apertissima».
Siete la corazzata della spedizione: troppa pressione potrebbe farsi sentire?
«Direi di no. L'Olimpiade è il punto più alto della carriera di uno sportivo. Quindi già esserci è motivo d'orgoglio e soddisfazione. E le responsabilità ci esaltano».
Qualche dubbio?
«Due. Il gruppo è quasi lo stesso di Torino. Affidabile ed esperto, quindi, ma anche con quattro anni in più sulla carta d'identità. E poi il meteo: Vancouver è vicino al mare, avere condizioni stabili sarà un'impresa, azzeccare l'accoppiata neve-materiali un rebus».
Dica la verità: la racconta mai ai suoi ragazzi quella volata a Lilehammer '94, quando bruciò l'idolo di casa, il norvegese Daehlie, e ci regalò il primo oro olimpico in staffetta?
«Ma no! Sono altri tempi, sono passati tanti anni... Però ogni tanto qualche battuta ci scappa, dài...».
