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Morzenti: «Lo sci a Vancouver per cancellare lo zero di Torino»

di Luca Re

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Le magagne per la Federazione italiana sport invernali si sono susseguite negli ultimi anni. Dai bilanci in rosso alla ricerca di nuovi sponsor, passando per il calo di popolarità dello sci alpino, che dall'epoca Tomba manca in cima alle cronache sportive (salvo rare eccezioni). Lo zero di medaglie a Torino 2006 ha complicato la situazione; per fortuna ci hanno pensato le altre discipline, come lo sci nordico e lo slittino, a salvare le squadre. Ora si volta pagina. Sull'eredità di quattro anni fa, le prospettive per Vancouver e oltre, lo stato di salute della Fisi e dei suoi atleti, il sole24ore.com ha sentito il presidente, Giovanni Morzenti, proprio alla vigilia della partenza per il Canada.

Presidente Morzenti, a Vancouver si riparte dall'eredità di Torino 2006: quanto ha fruttato per gli sport invernali in Italia?
«Il merito straordinario dell'Olimpiade di Torino è aver posto l'Italia sotto i riflettori di tutto il mondo, grazie anche ai nostri atleti che ci hanno regalato medaglie di rilievo. Ovviamente non sono mancati alcuni nèi, soprattutto nella fase post-olimpica: le difficoltà nella gestione di certi impianti, come la pista di bob e slittino di Cesana e i trampolini di Pragelato, stanno orientando queste modernissime strutture verso la chiusura. Al riguardo, la Fisi si è già mobilitata presso tutte le istituzioni: l'auspicio è che si riesca a garantire la continuità di funzionamento della pista (quella di Cesana, ndr) che, proprio nei giorni scorsi, ha visto l'ennesimo successo di Armin Zoeggeler».

Le nostre squadre sono quindi più forti rispetto a quattro anni fa?
«Purtroppo, a Torino i nostri atleti dello sci alpino non riuscirono a salire sul podio. Ora lo stato di salute della Nazionale è buono: ci sono le condizioni per cancellare quel risultato negativo. I 15 podi conquistati nelle gare di Coppa del mondo in questa stagione, peraltro con dieci atleti diversi, rappresentano una squadra che può centrare una medaglia in quasi tutte le specialità. Nello sci nordico, schieriamo campioni che hanno già dimostrato di saper vincere e che intendono continuare a farlo. Anche nello slittino le medaglie sono quasi una certezza».

Come giudica l'interesse di pubblico e sponsor verso gli atleti azzurri alla vigilia delle Olimpiadi in Canada?

«I buoni risultati della stagione hanno portato di nuovo l'attenzione del grande pubblico sulle squadre azzurre. Questo al punto che, per lo sci alpino, si è registrato il record di audience televisiva con oltre tre milioni di telespettatori (per la doppietta di Blardone e Simoncelli nel gigante della Val Badia, ndr), mentre la Rai ha trasmesso per la prima volta le gare di biathlon di Anterselva. Il nostro principale sponsor, Audi, ha già espresso l'intenzione di proseguire la sponsorizzazione nei prossimi anni; Vuarnet ha accettato di diventare nuovo sponsor tecnico; Continental ed Eni si sono avvicinati per la prima volta agli sport invernali. Ora sta agli atleti dare il massimo nelle gare olimpiche, per aumentare il più possibile la loro visibilità e quella di tutta la Federazione».

Quante e quali risorse sta investendo la Fisi, non solo per lo sci alpino ma anche per gli sport invernali meno diffusi nel nostro paese?
«La situazione economica di tutte le discipline, negli ultimi tre anni, è molto migliorata, anche con il fondamentale contributo del Coni: le direzioni agonistiche sono state dotate di carte di credito aziendali, i tecnici ricevono stipendi pagati tempestivamente e budget sufficienti a gestire i programmi messi a punto per le squadre maggiori e quelle giovanili. Il Consiglio Federale si è dovuto impegnare a fondo nel ripianare i forti debiti lasciati dalla precedente gestione. Tuttavia questo risanamento non è ancora finito. Dopo Vancouver comincerà un nuovo ciclo che porterà a Sochi 2014, passando per i vari Mondiali: in questa fase bisognerà tenere ferma la barra del timone e continuare sulla via intrapresa».

Lo sci sta vivendo una stagione di alti e bassi: con Rocca ritirato quale sarà l'atleta di riferimento della squadra? E in campo femminile?
«Si sarebbe potuto ottenere qualche podio in più ma il nostro bottino non va disprezzato. È mancato qualcosa in campo femminile, per l'infortunio di Denise Karbon e l'appannamento di Nadia Fanchini, ora complicato dalla caduta a St. Moritz (difatti salterà i Giochi, ndr). Sono proprio queste due atlete, con Manuela Moelgg e la giovane Federica Brignone, le vere leader della squadra rosa. In campo maschile, invece, le cose vanno sicuramente meglio, grazie a Werner Heel, che è salito tre volte sul podio nella velocità, un ritrovato Peter Fill, Giuliano Razzoli, Max Blardone e, infine, Manfred Moelgg».

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