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Vancouver 2010 - Olimpiadi invernali

 
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Cinque domande ad Alberto Tomba

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Alberto Tomba (AP Photo)

3 ori e 2 argenti olimpici, 2 ori e 2 bronzi mondiali, 1 coppa del mondo generale

Alberto, emozionato all'idea di tornare in terra canadese a Vancouver 2010, dopo oltre 20 anni dal doppio trionfo - in gigante e speciale - di Calgary 88?
«Sai che non sono mai tornato a Calgary dopo la vittoria olimpica? Ora starò a Vancouver per tutti i Giochi, e sicuro tornerò a vederle, quelle montagne, quelle piste che hanno segnato l'inizio della mia lunga avventura sportiva: un bel salto all'indietro nel tempo…».

Come sono cambiate le Olimpiadi in questi 22 anni?
«Sicuramente sono diventate veramente un evento sportivo globale, grazie alle tv, agli sponsor che legano il oro nome ai Giochi, e creano l'attesa. Dal canto mio posso veramente dire di averle vissute a 360°: prima da atleta per ben quattro edizioni, poi come organizzatore nel Comitato di Torino 2006, e tra pochi giorni, dalla parte dei media (Tomba sarà commentatore tecnico speciale per Sky, n.d.r.), perché buona parte del mio tempo la trascorrerò tra gli studi di Vancouver, i parterre di gara, e qualche intervista speciale».

Allora riuscisti perfino a interrompere la diretta del Festival di Sanremo con una tua vittoria. Credi che si possa ripetere un evento del genere per un oro azzurro a Vancouver? Qual è il livello di popolarità dello sci italiano dopo Tomba?
«Chissà, preferisco non sbilanciarmi in pronostici azzardati, ma diciamo che come orari di messa in onda e palinsesto italiano le condizioni sono più o meno le stesse. Magari riusciamo a fermarlo ancora, il Festival! Potrebbe arrivare una bella sorpresa non solo dallo sci alpino, ma da tutto lo sport italiano…».

Hai vinto tanto, tutto. Quali sono i momenti indimenticabili della carriera?
«Difficile scegliere. Sicuramente i primi due ori Olimpici di Calgary, ma anche le medaglie delle due edizioni successive, di Albertville e Lillehammer, conquistate tra maggiori aspettative e pressione esterna. E poi i due ori ai Mondiali di Sierra Nevada. La Coppa del Mondo generale festeggiata nel 1995 con pantaloncini gialli, bandana e cravatta. E tutte le rimonte, quelle che piacevano tanto a voi, e non sapete quanto a me».

C'è all'orizzonte un nuovo Tomba dello sci mondiale?
«Inutile cercare un erede. Il mondo dello sci e dello sport è cambiato. È molto difficile che emergano atleti capace di restare al vertice e di restarci per più di un decennio come ho fatto io (e pochi altri in sport diversi). Bisogna cominciare a guardare lo sci in un'ottica di squadra e non più solo dal singolo, solo così ci si accorgerà degli ottimi risultati che i nostri atleti ci stanno regalando».

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