Ha già riconsegnato la maglia tricolore alla Federciclismo. Questa la clamorosa protesta di Filippo Simeoni, 37 anni, campione italiano in carica di ciclismo su strada, escluso dal Giro d'Italia del centenario che scatta sabato da Venezia. Un'esclusione - quella di Simeoni e del suo team - ufficialmente giustificata da motivi tecnici. Ma sulla quale pesa l'ombra dell'inimicizia tra Simeoni e la stella più attesa del Giro, il texano Lance Armstrong, nata nelle aule di un tribunale e proseguita sulle strade del Tour de France.
«Non riesco a capire quali siano stati i criteri di selezione seguiti dagli organizzatori del Giro d'Italia. Criteri poco chiari, secondo me, e che hanno portato all'esclusione della mia formazione - la Ceramica Flaminia Bossini Docce - dal Giro del Centenario. Così dalla più prestigiosa corsa italiana sarà esclusa la maglia di campione d'Italia, che ho conquistato a Bergamo lo scorso anno. È un'offesa non solo e non tanto nei miei confronti, ma per tutti i tifosi e gli appassionati italiani», denuncia Simeoni.
Ambiente a dir poco difficle, quello delle due ruote. E Simeoni non è certo un santo: nel 2002 ammise l'uso di sostanze dopanti, pagò in prima persona con una lunga squalifica, tirò in ballo nel procedimento che ne seguì quel Michele Ferrari che - oltre a essere l'allievo prediletto del professor Conconi - è anche il medico di fiducia proprio di Lance Armstrong, il sette volte vincitore del Tour che - dopo due annie mezzo di stop e la recente frattura alla clavicola - sarà il protagonista annunciato del Giro d'Italia dei Cento Anni. Da quella denuncia, le storie del fenomeno Armstrong e del gregario Simeoni si incrociano sempre più pericolosamente , fino a quel Tour de France del 2004...
Lance Armstrong lanciato verso la conquista del sesto dei suoi sette Tour, Filippo Simeoni che prova ad andare in fuga per conquistare un succeso di tappa, lui che ormai è fuori dalla lotta per le posizioni che contano in classifica. Ma il texano non ci sta: non si può lasciare la vittoria a chi ha tirato in ballo il dottor Ferrari. L'americano, in maglia gialla, scatta in prima persona e va a riprendere il gregario in fuga, qunado mancano un'ottantina di kilometri al traguardo! «Da quel giorno la mia carriera è un inferno, e le grandi corse a tappe sono per me un sogno proibito», confessa amaro Simeoni.
Escluso dla Giro, Simeoni non se la sente di indossarla più, quella maglia tricolore conquistata a Bergamo. E allora, primo nella storia, l'ha restituita. E - malgrado le smentite, le giustificazioni, le dichiarazioni ufficiali - il dubbio resta, ed è forte. Non è che la sua esclusione non è altro che un "gentile omaggio" all'Imperatore texano, non troppo felice di ritrovarsi a fianco in gruppo un suo dichiarato avversario? Quello che per alcuni è un dubbio, per Simeoni è più di una certezza...
A ferire è anche l'omertà che regna nel gruppo. Chi denuncia il doping viene isolato; non riceve solidarietà, ma paga con l'emarginazione il suo coraggio, la sua voglia di ciclismo pulito. E lo schiaffo ricevuto dal Giro fa ancora più male, se si pensa che mai, in Francia o Spagna, qualcuno si sognerebbe di escludere il campione nazionale da Tour o Vuelta...
Riccò, Piepoli, Sella, e poi Rebellin, addirittura ai Giochi di Pechino2008: come vive, Filippo, il moltiplicarsi di casi di doping che stanno minando la credibilità del ciclismo italiano e mondiale? «Il caso Rebellin mi sorprende e addolora. Ma bisogna andare a fondo, magari facendo controlli più accurati anche sui test effettuati al Giro 2008...».
E ora che Giro sarà il tuo, Filippo? «Lo guarderò il meno possibile. E poi continuerò ad allenarmi per il prosieguo della stagione. Senza maglia tricolore sulle spalle».