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Tra passione e tragedia: il K2 di Marco Confortola

di Dario Ricci

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17 aprile 2009

Tra il 1° e il 2 agosto 2008, sulla parete sud del K2, si è consumata una delle più grandi tragedie della storia dell'alpinismo. Una serie di fatalità e il crollo di un seracco all'altezza del Collo di Bottiglia, il canalone di roccia e ghiaccio che porta alla vetta, hanno dato il via a una imprevedibile catena di eventi che ha causato la morte di undici alpinisti. Sulla «montagna degli italiani» c'era anche Marco Confortola che, dopo aver conquistato la cima, da «cacciatore di ottomila» è diventato preda del gigante himalayano e impotente spettatore dell'atroce destino dei suoi compagni di scalata. Quella che doveva essere un'impresa sportiva si è trasformata in una lotta per la sopravvivenza nella «zona della morte», che lo ha costretto a misurarsi con i suoi limiti fisici e mentali.

38 anni, valtellinese, Marco Confortola è uno dei protagonisti dell'alpinismo mondiale. Nel 2005 ha realizzato il concatenamento delle pareti nord dell'Ortler, del Gran Zebrù, del Piccolo Zebrù e del Tresero. Dal 2004 al 2008 ha scalato sei delle quattordici montagne più alte del pianeta (tra cui Everest, Shisha Pangma, Annapurna, Cho Oyu, Broad Peak e K2). «A volte ci considerano dei folli, dei pazzi, dei conquistatori», spiega Confortola nel libro Giorni di Ghiaccio, edito da Baldini Castoldi Dalai, dedicato al racconto di quei giorni drammatici. «Non è così: le nostre prime regole sono il rispetto per la vita e quello per la montagna»

Il rapporto difficile, sofferto, travagliato, quello tra Confortola e il K2, "la montagna degli italiani", la seconda vetta più alta al mondo, di certo una tra le più difficili, sotto il profilo tecnico e psicologico, da domare. Già nel 2004 Marco aveva provato a piegarlo al suo desiderio, ai suoi muscoli, ma venne respinto. L'amarezza è il carburante che alimenta la voglia di rivincita

Dopo quattro anni eccola, la possibilità di risalire sulla cima, su "quella" cima. Ancora una volta è uno dei più grandi alpinisti italiani, Silvio "Gnaro" Mondinelli, a spingere Marco al nuovo tentativo. La spedizione prende corpo, ma a pochi giorni dalla partenza alcuni possibili partecipanti rinunciano. Restano Marco Confortola e Roberto Manni. Si decide di partire lo stesso

La marcia d'avvicinamento, i giorni passati al campo base in attesa delle condizioni meteo migliori, il dialogo e l'amicizia con altri scalatori americani, coreani, statunitensi. Marco Confortola ricorda tutto di quei giorni: le difficoltà dell'arrampicata, la fatica, il sofferto avvicinamento alla vetta. Poi la morte del primo alpinista, il serbo Dren Mandic. Da quel momento la situazione si fa sempre più drammatica: Confortola arriva in vetta con Gerard O'Donnell, irlandese, soprannominato "Jesus". Ma bisogna scendere, e scendere dal K2 è un lento scivolare all'inferno

Marco e "Jesus" sono bloccati a bivaccare in prossimità della cima. Sotto di loro si consuma il dramma che provocherà la morte di altri 9 alpinisti. Marco può solo intuire ciò che probabilmente è accaduto: una frana, il crollo di un seracco, una valanga. Intanto Marco e "Jesus" bivaccano per un'intera notte oltre quota 8mila a -30°: l'unico modo per sopravvivere è restare svegli. Marco, per farlo, inizia a cantare "La Montanara", la canzone che gli ha insegnato da piccolo il papà Alfonso

Marco e "Jesus" provano a scendere. di fronte a loro un tragico spettacolo di morte. Due alpinisti coreani sono appesi a una parete di ghiaccio, in fin di vita. Bisogna soccorrerli, sono vivi, anche se le speranze di salvarli sono pochissime. Marco impiega nel tentativo tutte le sue energie, "Jesus" si allontana in modo incomprensibile: è l'ultima volta che lo scalatore italiano vede l'amico irlandese

La discesa è un calvario, la salvezza ha il volto di un portatore nepalese che obbliga Confortola a respirare ossigeno: una sconfitta per ogni alpinista che vuole combattere ad armi pari con la montagna. Ma la vita è più importante. Oggi, ferito nell'anima e nel corpo, Confortola (che al rientro in Italia ha subìto l'amputazione di tutte le dita dei piedi, causa congelamento) ha regolato i conti con quel K2 magico e assassino.

17 aprile 2009
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