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Oltre il 90esimo: la partita di Flavio Falzetti

di Dario Ricci

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18 giugno 2009

Centrocampista tutto grinta e cuore, duro ma leale, Flavio Falzetti, classe 1972, ha costruito la sua carriera tra Norcia, San Elpidio, Monte Urano. Un Gattuso dei Dilettanti, insomma, capace di strappare applausi con un tackle, più che con un colpo di tacco. Cuore, polmoni, grinta, ma anche lealtà e correttezza, come impone il gioco, la passione per quel pallone che rotola su un prato verde. «Ero un giocatore duro ma corretto», spiega Falzetti «è il calcio è sempre stato il mio unico grande amore».

Partite, trasferte, spogliatoio, allenamenti, avversari, qualche gol. Tutto regolare. Fino al 1998. Anche l'instancabile Falzetti, da quell'anno, comincia a faticare, a esser stanco. C'è qualcosa che non va; il suo fisico prova a dirglielo, ma Flavio fa finta di non sentire. Ma la partita più importante è già iniziata, e continua ancora oggi: quella contro un linfoma, un tumore del sangue, che gli ha precluso una carriera da calciatore professionista, ma non ne ha spento l'amore per il calcio e per la vita.

L'amore per il calcio è stato salvezza. l'amore per il calcio è stato maledizione. Sentimenti contrastanti , nel cuore di Flavio, mentre nel resto del corpo è lotta senza quartiere con la malattia. Dopo 35 cicli di chemioterapia Falzetti è sempre lì, maglia, pantaloncini e scarpini. Perché Flavio il calcio non l'ha mai mollato: è stato il suo modo di fare gol alla Bestia, al male che gli avvelena il sangue

Francesco Caremani, giornalista, ha raccolto e raccontato la storia di Flavio Falzetti in un libro: "Oltre il 90esimo - la storia di Flavio Falzetti", edito da Bradipolibri. «L'amore per il calcio è il filo rosso che ha permesso a Flavio di lottare per la vita, per la sua e per la nostra. Perché quello che più mi ha colpito, approfondendo la sua storia, è il segno profondo che Flavio sta lasciando nella vita di tutte le persone che ha incontrato», sottolinea Caremani

Dalla lotta contro la malattia è nata un'altra battaglia. quella di portare una rivoluzione del calcio - e nello sport - dilettantistico. «Serve un fondo pensionistico per chi è colpito da malattie invalidanti; servono visite mediche serie e credibili, perché ad oggi spesso un giocatore dilettante fa una spirometria e poi via, in campo a giocare, e a volte a guadagnare cifre poi non così distanti da quelle dei professionisti», denuncia Flavio

Nella sua partita, Flavio non è solo. Al suo fianco tanti campioni («Ho incontrato Armstrong, ma mi ha conquistato la spontaneità di Rino Gattuso») ma anche tante persone comuni, che Flavio incontra ogni giorno nei meeting organizzati da scuole, associazioni, ospedali. «E a ottobre giuro che torno in campo, in una grande partita a favore della ricerca. Perché con la malattia io non scendo a patti: so che vincerò anche questa partita».

18 giugno 2009
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