Per molti è già diventata la battaglia della palla ovale. L' Italia scende ufficialmente in mischia per avere l' organizzazione della Coppa del Mondo di rugby 2015 o 2019. La corsa alla candidatura ufficiale è stata presentata dal presidente federale Giancarlo Dondi e se sul campo sarà dura - viste anche le magre figure finora raccolte nel Sei Nazioni, e sperando di evitare sabato a Murrayfield una brutta doccia scozzese... - la concordia ottenuta a livello politico fa ben sperare. Ma l'accordo trovato da tutte le componenti del nostro rugby si spezza d'improvviso non appena si palrla di Celtic League, la Lega sovranazionale formata da squadre gallesi, scozzesi e irlandesi, che dal 2010 dovrebbe ospitare almeno due franchigie italiane. E allora è battaglia all'ultima meta, soprattutto nelle stanze della politica, soprattutto tra il Nord e Roma. Ne abbiamo parlato con Gianni Fava, deputato della Lega Nord con delega per il Sud, ex tallonatore ed ex presidente del Viadana
L' ultima edizione della coppa del Mondo (2007) ha avuto sulla Francia un impatto economico diretto di 540 milioni di euro, facendo aumentare dello 0,2% il Pil. Solo per proporsi all'International Rugby Board, però, l'Italia dovrà mettere sul tavolo una garanzia di 80 milioni di euro (per il 2015) o di 96 milioni (per il 2019). Cifre significative, ma l'accordo e il sostegno politico ci sono. Tutt'altra storia invece per la guerra per entrare nella Celtic League
Per entrare occorrono un budget garantito di almeno 7 milioni, uno stadio con almeno 5 mila posti coperti, un aeroporto con scalo per voli low cost. Saranno due le squadre italiane ammesse, a dispetto delle candidature già formulate da Treviso, Viadana (con Parma, Colorno e Mantova), Roma, e a quelle in itinere dei Dogi veneziani (Padova, Rovigo e Venezia) e del Calvisano (con Brescia). E Fava ha parecchio da ridire soprattutto ssulla candidaturaromana..
«La Lega ha un approccio molto nordista su qualsiasi argomento», dicono i sostenitori della candidatura romana. Al di là della linea del Po il tallonatore Fava scruta la meta: «La Celtic League deve andare dove deciderà la Federugby. Però credo che quel campionato sia un po' più padano e molto meno romano. L' esperienza delle franchigie celtiche ci dice che sono nate intorno a grandi aggregazioni sportive e queste, nel rugby, sono figlie di una tradizione veneta e padana. Ne ho discusso con Bossi, quando ha sentito parlare di Lega Celtica mi ha dato subito il via libera. D' altronde in quel nome ci sono le nostre radici».
La battaglia del rugby, il braccio di ferro sul possibile Gran Premio di Roma che potrebbe far ombra allo storico Gran Premio d'Italia a Monza. Ma insomma, possibile che Roma e Nord sono destinate a battagliare sui campi sportivi? Per Fava il limite è stato superato, anche se a Roma la pensano in mododel tutto opposto...
Neanche l'idea di giocarsela sul campo, stavolta, funziona granché: «Il campionato e la tradizione testimoniano che il rugby italiano ha radici nel Nord Italia», dice con determinazione Gianni Fava. Insomma, la battaglia per rappresentare l'Italia nella Celtic League è appena iniziata. E di sicuro andrà avanti fino a quella sporca, ultima meta..
A BORDO CAMPO - Ogni domenica alle 16.30 e ogni sabato alle 13.00 su Radio24-IlSole24Ore
