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Sport e disabilità, l'esperienza di Movéo

di Dario Ricci

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3 aprile 2009

Fatica, sudore, sacrifcio, e voglia di arrivare, sempre e comunque. Doti comuni ai grandi campioni del ciclismo azzurro, soprattutto paralimpico. Due di loro, Fabrizio Macchi (bronzo nell'inseguimento ad Atene 2004) e Fabio Triboli (un oro nella prova su strada e due bronzi alle Paralimpiadi di Pechino2008) hanno dato vita a Movéo, un 'associazione che ha l'obiettivo di sostenere l'attività professionistica degli azzurri della nazionale paralimpica, e al tempo stesso, anche quello di diffondere la cultura dello sport tra i giovani diversamente abili. E proprio Fabrizio Macchi, 39 enne varesino cui l'amputazione di una gamba nel 1994 a causa di un tumore non ha spento l'amore per le due ruote, ci racconta come é nata Movéo

Molti gli amici che Movéo sta già incontrando per strada. Tra questi, alcuni testimonial d'eccezione come Davide Rebellin, 37enne bandiera del ciclismo azzurro e argento su strada proprio a Pechino2008. È Fabio Triboli, 43 anni, trascinatore della spedizione paralimpica azzurra a Pechino, ha spiegarci gli obiettivi di Moveò

La nascita della nuova associazione arriva in un momento in cui più forti si fanno i legami tra la federciclismo e il mondo dei pedali paralimpici, come spiega il presidente della Federciclismo italiana Renato di Rocco: «Forniremo supporto organizzativo e tecnico all'attività paralimpica di vertice», sottolinea Di Rocco. «Ho passato un paio di giorni di ritiro con i ragazzi, e davvero ho visto grande voglia e entusiasmo. Sono atleti che ci danno moltissimo, e non solo in termini di medaglie e vittorie».

Del resto metodi d'allenamento, tecniche di lavoro, esperienze comuni rappresentano un patrimonio già largamente condiviso tra ciclisti paralimpici e normododati, come ci ricorda Rebellin. «Lo sport è lo stesso, come uguale è la fatica che si fa. Mi sono allenato spesso con Macchi e gli altri ragazzi:una grande esperienza e un confronto tecnico utile e prezioso».

Intanto i prossimi Giochi olimpici estivi, quelli di Londra 2012, potrebbero essere i Giochi di Oscar Pistorius, lo sprinter sudafricano che con le sue gambe in fibra di carbonio potrebbe gareggiare con i normodotati, dopo le polemiche e la mancata qualificazione per Pechino. Fabio Triboli ha le idee chiare in proposito. E se in futuro anche nel ciclismo la tecnologia permettesse a diversamente abili e normodotati di gareggiare insieme? Davide Rebellin lascia la porta aperta... Intanto però c'è ancora molto da pedalare,ci ricorda Fabrizio Macchi....

3 aprile 2009
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