Lo chiamavano "Cartavelina", Matthias Sindelar, per la leggerezza delle sue finte e del suo dribbling ubriacante. O il Mozart del pallone, visto che proprio lui era il centravanti dell'Austria Vienna e della grande nazionale austriaca degli anni 30, il Wunderteam, la squadra delle meraviglie, cancellata dall'annessione alla Germania nazista, nell'aprile del 1938. Antonio Ghirelli, decano dei giornalisti sportivi italiani e Nello Governato, ex calciatore e dirigente sportivo che a Sindelar ha dedicato il romanzo "La partita dell'addio", tracciano un profilo del grande campione austriaco
Italia e Austria, gli azzurri di Vittorio Pozzo contro il Wunderteam di Hugo Meisl. Proprio l'Italia è l'ostacolo insormontabile per gli austriaci nella coppa del mondo del 1934, organizzata dal nostro Paese e che il regime fascista vuole mettere a tutti i costi nella priopria bacheca. Nella semifinale di San Siro, il 3 giugno, hanno la meglio gli azzurri: 1 a 0 grazie al gol di Guaita, ma a fare la differenza fu anche la guardia spietata del nostro Monzeglio su Sindelar, messo k.o. dai tacchetti dell'azzurro. Infortuni, gol, finte, destini che si incrociano. Sindelar segue la fine della Coppa del mondo dal letto di una clinica di Milano. L'Austria finisce quarta, l'Italia in finale supera per 2 a 1 la Cecoslovacchia a Roma, sotto gli occhi del Duce. Una coppa che cambierà anche il destino di Monzeglio
Ma quel ginocchio malandato, e la degenza a Milano, segneranno anche il destino di Sindelar, che proprio in questo periodo conosce Camilla Castagnola, una giovane ragazza italiana che insegna letteratura tedesca. Tra i due è amore a prima vista: Matthias porta Camilla a Vienna. Ma ormai non è più tempo di gol, scudetti e pallone. Altre e più drammatiche sfide sono alle porte
È il 10 aprile 1938 quando l'Austria è annessa al Terzo Reich tedesco. La strada di Matthias e Camilla è segnata. Lei è ebrea, lui, il suo destino l'ha scelto su un campo di calcio, come sempre. Appena sette giorni prima al Prater Germania e Austria si sono affrontate nella partita dell'unificazione delle due nazionali e Sindelar non solo ha segnato, negando la vittoria ai tedeschi, ma non ha voluto fare il saluto nazista verso i gerarchi di Hitler seduti in tribuna. Di più Matthias decide di non partecipare alla Coppa del Mondo del 1938 in Francia. Doveva essere il trionfo sportivo della Germania nazista. Ma i tedeschi vengono eliminati a sorpresa dalla Svizzera. E allora l'Italia di Pozzo fa il bis, battendo 4 a 2 in finale l'Ungheria. Quel giorno a Parigi è già nell'aria la guerra ormai vicina: Monzeglio non è più titolare, Sindelar seduto in tribuna, dove i tanti antifascisti presenti lo eleggono loro beniamino
Matthias torna a Vienna, dall'amata Camilla. Il sogno è provare ancora a calciare in porta un pallone, ma il cerchio intorno al campione e al suo amore si chiude il 23 gennaio 1939. Finte, dribbling, gol, coppe, scudetti. Ma oggi di Matthias Sindelar, campione morto per un'idea, resta nella memoria quello splendido saluto mancato verso quella tribuna dove già sventolavano le svastiche.
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