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Addio staffetta olimpica

di Dario Ricci

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5 giugno 2009

Quanto è stato tormentato il viaggio della fiaccola olimpica verso Pechino 2008! Le proteste a favore del Tibet nelle grandi capitali europee, negli Stati Uniti, gli inviti al boicottaggio dei giochi cinesi. Prima di Pechino era stata la staffetta verso i Giochi invernali di Torino2006 ad essere ostacolata dai manifestanti anti Tav in Val di Susa, e da altre proteste sparse per l'Italia. Scene che non vedremo più, perchè il Comitato olimpico internazionale ha deciso che, da Vancouver 2010, la staffetta della torcia si svolgerà solo nel paese ospitante, e non più da Olimpia - dove la torcia viene accesa -nei cinque continenti. Una decisione pragmatica, ma dal forte impatto simbolico e allora "A bordo campo" ha provato a ragionarci un po' su.

E dire che portarla in mano, toccarla, quella fiaccola, è davvero una grande emozione. Sentite Stefania Belmondo, pluricampionessa olimpica nello sci di fondo, che ha avuto l'onore di accendere il sacro fuoco di Olimpia come ultimo tedoforo a Torino 2006, che ricorda ancora quella notte magica: «Ho visto Alberto Tomba entrare nello stadio olimpico di Torino con la torcia in mano, e ho realizzato in quell'istante che poco dopo sarebbe stato il mio momento; e poi ho preso la torcia dalle mani di Deborah Compagnoni: un momento indimenticabile».

Ma, cancellata la staffetta - istituita in occasione dei giochi di Berlino del 1936 - non si perderà anche l'alto valore simbolico di una torcia che attraversa tutti i continenti, testimoniando i più alti ideali olimpici? Per Ottavio Cinquanta, presidente della federghiaccio mondiale e uno dei membri italiani nel Cio «è un rischio che non corriamo; d'altra parte non aveva più senso esporre la torcia alle manifestazioni di protesta che ne avevano caratterizzato il cammino verso Pechino».

Opinione tutto sommato condivisa anche da Stefania Belmondo: «L'idea di una grande staffetta mondiale è emozionante e suggestiva, ma il primo obiettivo di un'Olimpiade e di quanto gli ruota intorno è la sicurezza. Sono dispiaciuta per la decisione del Cio, ma la sicurezza viene prima di tutto».

Roberto Pagliuca, che organizzò la staffetta della torcia in occasione dei Giochi di Torino 2006, analizza i pro e i contro di una decisione certo sofferta: «Anche noi, nel cammino verso Torino raccogliemmo le proteste che in quel momento spaccavano l'Italia su molti temi diversi. Ma a volte venimmo fermati anche dall'entusiasmo, dalla gioia della gente che si rispecchiava nel sogno olimpico. Credo che quella del Cio sia, in fondo una decisione ragionevole, e non è detto poi che facendo così non si recuperi l'autentico significato incarnato dal sacro fuoco di Olimpia,attraverso una staffetta più sentita e partecipata, che attraversi il solo Paese ospitante».

Ci piace chiudere con un messaggio di speranza. Chissà mai che, un giorno, la staffetta olimpica possa tornare, nel nome dei valori incarnati dai cinque cerchi, ad attraversare tutti i cinque continenti. La pensa così anche Stefania Belmondo: «Magari è la scelta di un momento, condizionata anche dalla crisi economica internazionale. Magari un giorno si potrà tornare a far risplendere la luce di Olimpia in tutti continenti. E non dimentichiamo che comunque quel fuoco continuerà ad animare e riscaldare ogni edizione dei Giochi».

5 giugno 2009
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