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Hackett: «Sogno l'Nba, ma alla maglia azzurra non rinuncio»

di Dario Ricci

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18 dicembre 2008
Daniel Hackett - AP/Foto

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Nba o Europa. Tra poco anche tu dovrai fare una scelta...
«Sono al terzo anno di università, e sicuramente resterò un'altra stagione qui, per completare gli studi e migliorarmi come giocatore. Poi il sogno è quello di essere scelto al draft Nba. Se non dovesse accadere, potrei pensare a un'esperienza in Europa, per poi magari provare il grande salto nell'Nba più in là».

I tuoi idoli?
«Apprezzo tantissimo lo spirito dei Boston Celtics, la grinta e la determinazione di campioni come Pierce e Garnett. E poi Wade, LeBron James, Kobe Bryant, Nowitzki, Chris Paul...».

E gli azzurri? Sei in contatto con Gallinari, Belinelli, Bargnani?
«Ogni tanto ci sentiamo. Proprio recentemente ho sentito Belinelli: gli ho detto di tenere duro, perché sicuramente uscirà fuori col suo talento. Anzi, nelle ultime gare sta già facendo benissimo. Danilo so che è molto impegnato nel recuperare dall'infortunio alla schiena: spero proprio che rientri alla grande! Il "mago"? Dura contattarlo, perché lui qui in America ormai è un giocatore molto famoso. Ma qualche settimana fa sono andato allo Staples Center a vedere i suoi Raptors contro i Lakers. Anche lui sta lottando e lavorando duro: sono sicuro che anche per lui arriveranno i buoni risultati».

A Los Angeles, voi Trojans (così sono soprannominati i giocatori di USC, ndr) siete degli idoli. Qual è il rapporto con i tifosi?
«I nostri tifosi sono i nostri amici, i nostri compagni di classe, i ragazzi con cui usciamo e andiamo tutti i giorni a studiare, o al cinema o a mensa. Per questo c'è un legame intenso e profondo, e da parte nostra, ogni volta che scendiamo in campo c'è l'orgoglio di rappresentare tutta la nostra Università».

E com'è la vita nel doppio ruolo di playmaker e studente?
«È dura, è dura (e ci scappa una gran risata, ndr)! Al liceo ero un mago in geometria, adesso sono una schiappa! La mattina si va a lezione, poi ci sono tre ore di allenamento pomeridiane, poi la sera almeno un paio le passi sui libri prima di addormentarti distrutto...Però questo fine settimana ho dato alcuni esami: dovrebbero essere andati bene...incrociamo le dita!».

E la "tua" Los Angeles come è fatta? Come passi il tempo libero?
«Mi piace scoprire posti nuovi, gli angoli nascosti di questa città fantastica. Spesso prendo la macchina e mi faccio qualche giretto a Hollywood, o sulle colline Beverly Hills, o alla spiaggia di Santa Monica. E poi ci sono i derby con Ucla: a quelli non rinuncerei per niente al mondo!».

Ma prima o poi il cittì Recalcati ti richiamerà in Europa: alla Nazionale serve un playmaker...
«Ma no! Richiamate Pozzecco (e ride, ndr) che è ancora un fenomeno! E ci sono Vitali, Poeta... Direi che come registi siamo messi bene. Io ovviamente sono sempre pronto a rispondere alla chiamata della Nazionale, con orgoglio e passione. E sono sempre pronto anche a giocarmi il posto in squadra».

Un'ultima cosa. Meglio l'alba in riva all'Adriatico o il tramonto sulla spiaggia di Santa Monica?
«Scelta difficile, sono due spettacoli impagabili... Facciamo così: Los Angeles va bene per le vacanze, ma nel mio cuore c'è sempre Pesaro».

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