SPORT

 
 
 
ROUTE 66
 
HOME DEL DOSSIER
Archivio

Trionfi dopati: lo sport Usa sotto scacco

di Dario Ricci

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
28 novembre 2008

«Per una questione etica, meritiamo quell'oro: noi eravamo puliti, loro no». Parole e musica del commissario tecnico della nazionale di atletica leggera brasiliana, Jaime Neto. Parole che sferzano l'aria e scuotono il medagliere di Sydney 2000, neanche fosse un setaccio utile per rintracciare non più e non solo l'oro, ma l'oro pulito, quello "doping free", medaglie, record e allori credibili ancora oggi, a otto anni da una delle edizioni più ammirate e amate dei Giochi olimpici. E a a forza di scandagliar provette,a pagare più di tutti finora è stata l'atletica a stelle e strisce.

Confessioni amare – Le parole di Neto sono la diretta conseguenza della confessione di Tim Montgomery, ex primatista mondiale dei 100 metri ed ex compagno dell'altra stella cadente dell'atletica americana, Marion Jones. In un'intervista alla tv HBO dal carcere in cui è detenuto - per una condanna a due anni per frode bancaria e traffico di stupefacenti collegato allo scandalo-BALCO, il "padre" di tutti gli scandali doping nello sport americano – Montgomery (già squalificato per doping per 2 anni dal tribunale di Losanna) ha dichiarato di aver assunto testosterone e ormone GH per quattro volte al mese prima dei Giochi di Sydney, dove conquistò la medaglia d'oro nella staffetta 4x100 proprio davanti a Brasile, Cuba e Giamaica. Dichiarazioni che hanno avuto un effetto deflagrante immediato. Il Cio ha aperto un'indagine, mentre il comitato olimpico statunitense ha già chiesto a Montgomery (che non prese parte alla finale, ma corse nelle batterie) e altri componenti della staffetta (John Drummond, Bernard Williams, Brian Lewis, l'altro ex primatista mondiale Maurice Greene e Kenneth Brokenburr) di restituire la medaglia vinta.

Trionfi dopati – Del resto, sarebbe solo l'ultima di una lunga serie di medaglie "gonfiate" relative ai trionfi di atleti americani sulla pista dello stadio olimpico australiano. Basti pensare agli ori sui 100 e sui 200 e al bronzo nel salto in lungo vinti allora da Marion Jones, rea confessa nel gennaio scorso, e alla cancellazione anche delle vittorie delle staffette 4x400 (oro) e 4x100 (bronzo) in cui la Jones venne utilizzata (e queste ultime due medaglie non sono ancora state riassegnate). E poi l'oro vinto dalla 4x400 maschile, cancellato dopo la confessione – poco prima dei Giochi di Pechino2008 - di Antonio Pettigrew di aver fatto ricorso a sostanze dopanti. Saputa la notizia, il leggendario Michael Johnson non attese tribunali e sentenze per riconsegnare la medaglia conquistata in pista ma "sporcata" dall'analisi delle provette del compagno.

Medagliere a lunga scadenza? - Il problema posto dal caso-Montgomery fa il paio con le recenti dichiarazioni del presidente del Cio Rogge sulle Olimpiadi di Pechino. «Un verdetto definitivo sui casi di doping a Pechino si avrà entro otto anni», ha detto Rogge, spiegando che circa 980 campioni di sangue prelevati agli atleti in gara in Cina verranno ora sottoposti ai nuovi test sull'Epo per individuare la Cera (l'eritropoietrina di terza generazione tanto diffusa nel ciclismo: vedi i casi Riccò, Piepoli e Sella, tanto per restare ai soli nomi italiani, n.d.r.), ma anche a esami per trovare tracce di insulina e a nuovi periodici controlli per l'intero periodo – 8 anni, appunto – in cui Comitato Olimpico Internazionale e Wada (l'agenzia mondiale antidoping) sono tenuti a conservare i prelievi effettuati a ridosso delle gare. Non a caso, quindi, gli ordini d'arrivo e le classifiche di Sydney2000 si stanno riscrivendo oggi.

Guerra di trincea – La prospettiva, sconfortante, è quella di dover aspettare il 2016 per rivolgere il più caldo e sincero applauso a Usain Bolt e Michael Phelps, il giamaicano e lo statunitense che sono stati i simboli di Pechino2008, ora di fatto in stand by in vista dell'esito definitivo dei controlli antidoping sui Giochi cinesi. Del resto, lo stesso Jacques Rogge ha già preannunciato che, oltre ai sette resi noti, a Pechino siano già individuati altri otto casi di doping, i cui nomi non sono ancora stati comunicati ufficialmente.

Le parole del guru – Per capire quanto la nuova confessione di Montgomery tocchi un nervo scoperto e una ferita ancora aperta nel sistema dello sport americano, non resta che rifarci a quanto dichiarato proprio a Radio24 e al IlSole24Ore.com, poco prima di Pechino2008, da Don Catlin, il direttore del laboratorio di UCLA e scopritore dello scandalo -BALCO, ora nominato supervisore (proprio sotto il profilo del rispetto dei regolamenti antidoping) della marcia di riavvicinamento alle gare di Lance Armstrong, simbolo del ciclismo americano nel mondo. «Questi casi sono terribili per lo sport, odio che accadano, e credo che tutto il mondo sia stato ingannato se dobbiamo vedere una campionessa olimpica e invece di esaltarci per le sue vittorie, aspettare tanto tempo l'ammissione delle sue colpe», dichiarava Catlin a proposito della confessione della Jones. E ancora, sul sistema sportivo americano: «Avete visto lo scandalo doping che ha investito il baseball? E i tanti casi nel football? Non esiste sport immune dal doping. E sarà così finché ci saranno tanti soldi in gioco».

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-