Prendendo alla lettera i dati contenuti nello studio che Idc dedica alla grande famiglia dei sistemi Gps – da quelli portatili a quelli preinstallati on board (di auto, imbarcazioni e velivoli) - viene da escludere che questo nuovo mercato sia già prossimo alla curva discendente. Le vendite globali del 2008 sono infatti stimate a quota 51,3 milioni, quelle per il 2012 salgono a 93,2 milioni in virtù di un tasso annuo di crescita composito di oltre il 20%. I cosiddetti Pnd, i Personal navigation device di cui tutti ormai hanno sentito parlare, cattureranno fra quattro anni il 75% delle vendite in ambito consumer, dove la propensione a spendere per un navigatore satellitare "intelligente" e sempre connesso continuerà a crescere.
Un mercato con tassi di crescita così elevati fa gola a tanti ma presto dovrà confrontarsi con gli effetti causati dall'inevitabile forte concentrazione del settore, per altro già in atto, tramite fusioni e acquisizioni varie (Nokia con Navteq, TomTom con TeleAtlas e Mio con Navman le più eclatanti). La regione Emea, al momento, si conferma la terra promessa dei Gps, con una quota di mercato nell'ordine del 60% ma le vendite negli Stati Uniti – oggi pari a un quarto del totale – sono destinate a esplodere letteralmente nei prossimi tre anni, passando dai 2,9 milioni di pezzi del 2006 ai circa 20 milioni stimati per il 2010. Numeri che confermano la natura globale di un settore dove gioco forza saranno attori protagonisti gli smartphone con funzionalità Gps integrate. Fino all'anno scorso hanno coperto una minima fetta (circa il 6%) del venduto su scala mondiale ma a detta degli analisti i supertelefonini di domani potrebbero essere un forte elemento di rottura. E se Nokia raggiungerà l'obiettivo di vendere circa 35 milioni di cellulari dotati di ricevitore Gps integrato nel corso del 2008 ecco che questo radicale passaggio sarà di fatto avvenuto.
Tutto lascia pensare quindi a un settore che scoppia di salute e potenzialmente ricco di opportunità di business per tutti ma non è proprio così. I profitti di colossi come l'olandese TomTom o dell'americana Garmin, che dell'universo dei Gps rimangono al momento le incontrastate regine vivono di forti alti e bassi (la prima ha registrato una flessione dell'83% dei propri utili nel primo trimestre del 2008) e a lungo andare la corsa al ribasso dei listini di vendita, crescendo i volumi di vendita, potrebbe avere pesanti ripercussioni sui bilanci e sui margini operativi in particolare. Il prezzo medio dei navigatori è crollato ed è un dato di fatto, così come lo sembra essere la crescita della domanda. C'è però chi ipotizza una non lontana saturazione di questo mercato nelle aree a maggior diffusione dei Gps, Europa in testa. Una sferzata la daranno sicuramente le nuove generazioni di smartphone (anche l'iPhone 3G è fra questi) con chip di geolocalizzazione integrato e un'altra ventata di novità è legata alle funzionalità aggiuntive dei programmi di navigazione e delle mappe scaricabili da Internet (come GoogleMaps e Microsoft Live Maps), orientate anch'esse al verbo del Web 2.0. I Gps, in definitiva, rimangono una sorta di terra promessa ma la sensazione sempre più diffusa è che non sarà a disposizione di tutti. Anzi.