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Nasa: più tagli meno innovazione

di Carlo Ferri

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27 novembre 2009


Agli inizi dello scorso mese di settembre, terminate le negoziazioni per l'approvazione del budget della NASA fino all'anno 2020, il Governo statunitense annunciava che "il programma per i voli spaziali degli Stati Uniti sembra seguire una traiettoria insostenibile". Queste parole non furono altro che la sentenza di una morte annunciata ufficiosamente già mesi fa dagli stessi organismi governativi statunitensi, e che finalmente ha avuto la sua conferma quest'autunno. Dopo mezzo secolo di storia, l'agenzia spaziale americana sembra quindi destinata a dover rinunciare ai tanti privilegi economici di cui ha goduto fino ad oggi, per cedere parte delle sue risorse alla riforma dell'assistenza sanitaria o a coprire il vuoto lasciato dall'uragano della crisi finanziaria nata proprio in USA.
Ma nonostante questa decisione sia dettata dai cambi di una strategia politica molto più ampia, la fine dell'epoca d'oro della NASA sicuramente avrà molte ripercussioni sul nostro futuro poiché i tagli alla ricerca comporteranno un rallentamento globale dell'innovazione.
Basta pensare che parte delle risorse economiche statali concessa alla NASA e alla ESA viene destinata a finanziare università, fondazioni, istituti scientifici, etc. attraverso la concessione di borse di studio e stimoli per la ricerca. Solamente nel 2008 la NASA ha elargito circa 4.5 miliardi di dollari all'American Association for the Advancement of Science che l'ha riconosciuta come "uno dei sostenitori che donano maggior supporto allo studio di nuovi materiali". E sebbene questo tipo di ricerche vengano concepite primariamente per mandare l'uomo allo spazio, i progressi fatti per la comprensione delle nuove tecnologie spaziali, in realtà, portano più di un beneficio all'intera società.
Il caso più eclatante è probabilmente quello del velcro, un materiale che nacque nel 1941 dall'ispirazione dell'ingegnere svizzero Georges de Mestral, osservando come piccoli fiori di bardana rimanevano attaccati ai peli del suo cane durante le loro passeggiate tra la natura delle Alpi. Secondo Etienne Delessert, cugina di de Mestral, questo sistema di apertura e chiusura rapida venne snobbato dagli stilisti dell'epoca "per via di quel suono a strappo". Eppure se oggi il velcro fa parte della nostra quotidianità è grazie alla NASA, che iniziò a usarlo come chiusura per i guanti dell'astronauta John Young (che nel 1972 raggiunse la superficie della Luna).
Questo e altri esempi hanno evidenziato, nel corso degli anni, la necessità di sviluppare processi di trasferimento tecnologico da parte delle agenzie spaziali. Nel caso europeo, qualche settimana fa l'ESA ha annunciato lo sviluppo di un nuovo sistema per migliorare l'efficienza delle cellule fotovoltaiche, il tallone di Achille degli odierni pannelli solari per la produzione di energia elettrica. Tramite l'uso dei satelliti europei della serie Meteosat, l'impresa italiana Flyby srl ha creato un sistema capace di calcolare la quantità di luce solare disponibile per le centrali di energia solare. Attraverso l'informazione dei satelliti, è anche possibile identificare i migliori siti per l'installazione di nuove piante fotovoltaiche, calcolare la quantità di elettricità che produrranno ogni anno e prevedere esattamente le loro dimensioni al fine di ottimizzare l'investimento. I dati Meteosat vengono inoltre utilizzati per vigilare il corretto funzionamento delle cellule solari, comparando in tempo reale la produzione di energia con il valore atteso considerando la quantità di luce solare disponibile in quel momento. Se il rivelatore indica che le cellule solari non lavorano a pieno regime il sistema - già in funzione su tre piante dislocate tra Roma, Milano e Messina - invia un allarme affinché i possibili difetti possano essere corretti in tempo reale. "Una riduzione del 10% nella produzione di una pianta fotovoltaica in grado di generare 35.000-40.000 kWh all'anno può significare importanti perdite economiche per molte aziende del settore energetico" sostiene Ciro Lanzetta della Flyby srl. "I dati forniti dal satellite sulla radiazione solare che arriva alla superficie permette invece di rilevare più velocemente le anomalie, aumentando così la produzione", secondo Lanzetta.
L'uso della tecnologia e dei sistemi spaziali, insomma, può risultare molto vantaggioso per applicazioni no spaziali nell'ambito della vita quotidiana. Una conquista che i tagli al finanziamento dei programmi scientifici non riusciranno mai a ottenere.

27 novembre 2009
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