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di Gigi Donelli

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24 settembre 2009

Ci sono tracce d'acqua sulla Luna e alcune molecole sono probabilmente nascoste nei crateri più profondi della zona polare meridionale, proprio dove i raggi solari non arrivano mai e le temperature sono sempre sprofondate oltre i cento sotto zero. Lo ha annunciato per la Nasa la professoressa Carle Pieters della Brown University , che anticipando una conferenza stampa che si terrà oggi alle 14,00 della costa orientale degli Stati Uniti (ore 20,00 in Italia), ha parlato di un "grande passo in avanti per capire il processo di formazione del nostro satellite naturale" . In attesa dei dettagli, la Pieters ha confermato che la scoperta si deve al lavoro dello strumento di mappatura dei minerali M3, messo a punto dalla Nasa e imbarcato nell'ottobre dello scorso anno sulla sonda indiana Chandrayaan-1.

Mezzo litro a tonnellata
Lo strumento americano, il più sofisticato spettrometro mai inviato a studiare il nostro misterioso vicino, avrebbe individuato in diverse zone polari del satellite ampie tracce di molecole d'acqua e hydroxil, molecole instabili composte da un atomo di idrogeno e uno di ossigeno. Difficile ancora capire in quale concentrazione siano presenti queste associazioni, anche se dall'università del Rhode Island che conduce la ricerca si parla della presenza nel suolo lunare di mille molecole d'acqua per milione. Se così fosse, la raccolta del prezioso H2O dal terriccio lunare potrebbe produrre mezzo litro d'acqua per tonnellata. Prima di essere confermate, le scoperte di M3 sono state incrociate con i dati forniti dagli strumenti di altri due veicoli spaziali, in particolare lo spettrometro a infrarosso di Cassini e quello ad alta risoluzione di Epoxi.

H2O nascosta nei crateri
Nostante la missione a guida indiana si sia interrotta il 30 di agosto scorso a causa di un crash dei sistemi di comunicazione tra la sonda e la Terra, i dati raccolti da M3 indicherebbero che le molecole d'acqua sono state in grado di migrare dalle latitudini intermedie alle zone polari della Luna, per poi raccogliersi nei crateri che non vengono mai esposti alla luce. Un' ipotesi che potrebbe fornire nuovi elementi sulla formazione del satellite, che resta comunque un mistero. La comunità scientifica considera credibile l'ipotesi dell'impatto, secondo la quale la Luna si sarebbe formata dal materiale scagliato in orbita dopo che un corpo celeste di grandi dimensioni avrebbe colpito il nostro pianeta nella sua fase di formazione. Le prime informazioni dirette sulla composizione del suolo lunare furono raccolte solamente negli anni '70. I campioni riportati a casa dalle missioni Apollo e da quelle sovietiche avevano dato un primo quadro del terreno, che si limitava però alle regioni equatoriali scelte allora per gli allunaggi.

24 settembre 2009
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