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di Eleonora Della Ratta

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18 gennaio 2010

«Il canone Rai non va abolito ma sicuramente trasformato, perché non è pensabile applicarlo a tutte le nuove tecnologie, come computer e videofonini». Così Paolo Martinelli spiega la posizione di Altroconsumo, una delle meno severe tra le associazioni dei consumatori. Anche chi non contesta la necessità di un finanziamento pubblico alla tv di stato esclude la possibilità di estendere il canone alle nuove tecnologie. Eppure il regio decreto 246 del 1938 era stato lungimirante, imponendo l'obbligo dell'abbonamento a tutti gli «apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive». Solo la radio, all'epoca, poi la televisione. Oggi cellulari, computer e molto altro.
In sostanza, al canone non si dovrebbe sottrarre chi possiede solo un telefonino di nuova generazione (o un computer sufficientemente "attrezzato") e anche diverse sentenze sono andate in questa direzione: il canone radiotelevisivo è di fatto un'imposta e non una tassa, legata non alla fruizione di un servizio ma alla semplice detenzione di un apparecchio adatto a ricevere i programmi, per cui è applicabile in maniera estesa.
Di fatto, si finisce con l'applicare anche il buon senso: «Nelle operazioni di accertamento per l'evasione al canone – dice Edoardo Zaghi, direttore sezione abbonamenti della Rai – non prendiamo in considerazione i videofonini e nemmeno i computer, a meno che non siano collegati a grandi schermi e a un impianto audio, magari all'interno di un negozio o di un locale pubblico per mandare in onda programmi televisivi».
Il problema si pone anche per le aziende e per i liberi professionisti, che non possono fare a meno del pc per ragioni di lavoro. Si pensi, per esempio, a un commercialista che ha un computer adatto a ricevere i programmi tv ma in realtà lo utilizza per motivi professionali. «La legge prevede che un soggetto come questo paghi il canone, ma – ribadisce Zaghi – noi al momento ci concentriamo sui tanti evasori che hanno la televisione».
Le associazioni dei consumatori, dal canto loro, non hanno dubbi: «Il problema di videofonini e computer dimostra che il canone così com'è va eliminato e che la legge non è adeguata ai tempi – afferma il vicepresidente dell'Aduc, Pietro Moretti –. Esistono famiglie che sostituiscono il televisore con il computer, ma anche aziende, uffici e famiglie dove il pc e i telefonini non sono intestati alla stessa persona: come si fa a capire come devono avvenire i controlli e chi deve pagare?».
La proposta di Aduc è di finanziare la Rai con le tasse sul reddito come tutti i servizi pubblici. Analoga la posizione di Altroconsumo: «Ci occupiamo della questione dal 2007 perché venga in qualche modo risolta – sottolinea Paolo Martinelli –. Intanto ricordiamo comunque che il canone va pagato per il possesso di uno solo dei terminali atti alla ricezione del segnale televisivo, anche se si hanno televisore, computer e videofonini».

18 gennaio 2010
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