Archiviata la pratica Valle d'Aosta, regione che ha completato la totale migrazione alla Tv digitale terrestre il 22 settembre interessando circa 42mila famiglie, tocca ora (da ieri 28 giugno) a Piemonte occidentale e Trentino e Alto Adige (da metà e fine ottobre). Poi, entro la fine del 2009, sarà la volta di Lazio, nella seconda metà novembre, e Campania, per cui lo switch off è in calendario nella prima quindicina di dicembre. Lo spegnimento completo del segnale analogico previsto per l'intero Paese entro il 2012 quindi prosegue come da programma e l'opera di conversione degli impianti televisivi, che tante polemiche ha sollevato nei mesi scorsi e ancora in parte solleva, riguarderà nelle prossime due settimane oltre 900 comuni e quasi tre milioni di cittadini delle province di Torino e Cuneo. La domanda, ad ogni passaggio della nuova TV, è sempre la stessa: i cittadini, e in particolare coloro che abitano in zone isolate e nelle valli alpine, rischiano di trovarsi con lo schermo nero? Stando ai dati ufficiali, lo switch off in Valle d'Aosta è proceduto senza grandi intoppi sebbene alla vigilia si ipotizzassero degli inconvenienti (per alcuni comuni) nella ricezione in digitale dei tre canali Rai per l'incompatibilità di alcuni modelli di decoder con le modalità do canalizzazione della banda terza europea. Il Vice Ministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, ha espresso a più riprese rassicurazioni circa il fatto che "nessuno resterà senza Tv" e che i problemi tecnici siano di veloce risoluzione ma nel caso specifico dello switch off valdostano il numero di chiamate al call center regionale (oltre 5.000) e quello degli interventi (gratuiti) dei tecnici a domicilio (circa 2.100) testimoniano che il passaggio al digitale non è poi così indolore come paventato a parole e sulla carta. Come i fatti dimostrano, avere un'antenna adeguata e apposito decoder (esterno o integrato che sia) può non bastare al pari della dovuta ri-sintonizzazione dei canali a transizione avvenuta.
Piemonte e Trentino: vallate alpine a rischio oscuramento?
Rispetto agli inizi del percorso di migrazione molti ostacoli sembrano essere superati e anche lo sforzo informativo degli enti proposti (il numero verde 800 022 000 attivato dal ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento Comunicazioni va in questa direzione) sembra dare i suoi frutti. In realtà i problemi di ricezione, in alcune specifiche zone del territorio, permangono. In Sardegna il segnale digitale non raggiunge molte aree interne e della costa e in Piemonte il rischio di una brusca interruzione del servizio televisivo pubblico riguarderebbe, stando a quanto denuncia l'Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) piemontese, il 30% dei centri abitati del torinese e del cuneese. Per evitare l'oscuramento dei canali Rai, e quindi un evidente danno agli abbonati alla Tv di Stato, servono a detta dell'Uncem misure di emergenza che facciano da ponte in attesa di iniziative più stabili che prevedono notevoli investimenti sui ripetitori dislocati nelle vallate interessate. Lecito chiedersi se tali misure e tali iniziative sono state definite e intraprese e a carico di chi (Regione? Governo? Rai?), tanto più che proprio nelle province di Torino e Cuneo solo una famiglia su 10 continuava fino a ieri a guardare la TV in modalità analogica e ben il 75% di queste aveva già in casa un decoder per il digitale terrestre. Sulla carta la migrazione ha tutto per filare via liscia, sempre che l'opera di riconversione dei 1.412 impianti di ricezione interessati dallo switch off sia stata fatta e a dovere e che i decoder acquistati dai cittadini siano quelli certificati dalla Dgtvi. Il problema non è tanto nel fatto che moltissimi utenti, come successo in Valle d'Aosta, preferiscano acquistare un decoder zapper da 30 euro e rinunciare al contributo statale per portarsi a casa quello interattivo che permette di accedere ai canali a pagamento del digitale terrestre; il problema vero è che il 5% della popolazione italiana non è raggiunta dal segnale televisivo analogico e di conseguenza è tagliata fuori dal passaggio al digitale. Il cono d'ombra della copertura di alcune aree interessa ovviamente il Trentino e l'Alto Adige, che completeranno le operazioni di switch off il 27 ottobre e l'11 novembre rispettivamente. Rai e Mediaset hanno già comunicato che là dove la copertura del territorio trentino non è garantita verrà resa disponibile Tivù Sat, la piattaforma satellitare nata per sostituirsi al digitale terrestre là dove questo non riesce fisicamente ad arrivare. La speranza di tutti (utenti naturalmente in primis) è che le scelte di criptaggio dei programmi Rai sul satellite – per cui l'Agcom ha aperto di recente un'istruttoria per accertare le modalità di distribuzione delle smart card necessarie a ricevere i canali di TivùSat – non ledano i termini del contratto di servizio e gli obblighi di servizio pubblico da parte della Rai.
In Campania un tariffario per gli interventi di installazione
In una nota ufficiale di qualche giorno fa, la Regione Campania ha comunicato come "i prezzi degli interventi necessari per adeguare gli impianti televisivi alla ricezione del segnale digitale saranno tra più bassi d'Italia, fra le Regioni che passeranno al digitale terrestre entro l'anno". Un risultato che sarà reso possibile dall'attuazione di un vero e proprio tariffario prezzi a cui dovranno attenersi gli installatori che aderiranno all'iniziativa promossa a più mani da associazioni di categoria e dei consumatori, Corecom, ministero dello Sviluppo Economico e Regione Campania. Si apprende così che il costo dell'installazione di un decoder standard è di 25 euro (35 euro se i decoder sono tre) e che servono 120 euro per posare un impianto singolo o uno satellitare e 150 euro per un'antenna con amplificatore a corredo. L'iniziativa è lodevole - nasce per tutelare le fasce più deboli e in particolar modo anziani e famiglie a basso reddito e contrastare nel contempo il florido mercato del sommerso - e se sostenuta e gestita a dovere potrebbe effettivamente evitare spiacevoli sorprese a chi, nel passaggio al digitale terrestre, preferisce (o è costretto) affidarsi a un tecnico specializzato.