Sky all'attacco del duopolio Rai-Mediaset, ma visto lo stallo degli abbonati alla pay tv satellitare, anche alla conquista del digitale terrestre.
Insomma il debutto di Cielo sul multiplex di Rete A era nell'aria da tempo. Newscorp doveva solo trovare il modo per aggirare il divieto dell'Ue a Sky di scendere dal satellite fino al 2011. Un'inibizione per tutelare la concorrenza del mercato, visto che il colosso di Murdoch è di fatto monopolista sul satellite. Eppure l'annuncio di ieri non ha scosso gli animi degli operatori che anzi caldeggiano l'ingresso di nuovi competitor. «Questa è l'ennesima dimostrazione che quella digitale sia la migliore piattaforma disponibile» spiega Giancarlo Leone, vicedirettore generale Rai con delega al digitale: «Non abbiamo nessuna logica pro o contro Sky, abbiamo solo le nostra strategie industriali». Nessun commento ufficiale da Mediaset, ma nei corridoi di Cologno ammettono che la discesa in campo di Sky «aumenterà la visibilità del digitale su cui investiamo da tempo».
E se i diretti concorrenti fanno quindi buon viso a cattivo gioco gli analisti si chiedono quale sia la vera strategia di NewsCorp. Per Emilio Pucci di eMedia Institute «è una mossa per presidiare il mercato free» che riproduce la strategia inglese dove Murdoch ha anche provato a lanciare un mini pacchetto a pagamento (Pic-Nic) bocciato però dall'antitrust: «Credo che la vera sfida – aggiunge Pucci – sia sul minigeneralismo, canali concentrati su pochi generi editoriali, 3 o 4, che hanno riscosso un enorme successo puntando su un target preciso». Ma che soprattutto stanno prendendo piede in tutta Europa: dalla Francia alla Spagna con il record inglese di 12 canali e il 13,3% di share. «La cosa più curiosa – osserva Francesco Siliato dello Studio Frasi – è che Cielo sarà il primo operatore a rompere un duopolio che sul digitale non ha mai cessato di esistere». O meglio che nessuno ha mai cercato di spezzare perché la legge 66 del 2001 imponeva a chi possedeva più frequenze di cedere il 40% della propria capacità trasmissiva a prezzi calmierati. Per gli spazi messi in vendita fu indetto un bando di gara pubblico a cui parteciparono diversi editori, ma nessuno rilevò le frequenze. «I primi in classifica – ricorda Siliato – furono Studio Universal e Jetix, ma decisero diversamente. È interessante che adesso sia proprio Sky a rilanciare». Jetix preferì la strada della pay tv come Studio Universal, presente adesso nel bouquet di Mediaset Premium.
Di certo per Sky la strada non sarà semplice anche perché, non avendo investito per acquisire frequenze, la copertura del multiplex di Rete A è ancora inferiore a quella di Rai e Mediaset, «ma il network – riprende Giancarlo Leone – non poteva stare fuori dalla piattaforma più vista dagli italiani». Un sorpasso che in termini di utilizzazione il digitale ha completato a settembre di quest'anno, mentre già a fine 2008 le famiglie con un decoder digitale avevano staccato quelle con la parabola.
«L'offerta pay è in crisi – prosegue Leone – e il digitale free si sta dimostrando un'ottima alternativa. Lo dimostrano i numeri, siamo già più avanti del previsto» e settimana prossima il digitale terrestre debutta a Roma. Le uniche incognite del modello free sono legate alla pubblicità, la sola fonte di ricavi, ma anche sotto questo aspetto Leone non è preoccupato: «Gli inserzionisti saranno sempre più interessati ai canali tematici perché garantiscono più certezza sul ritorno dell'investimento. E di certo la Rai non è teme l'ingresso di competitor. Noi siamo leader di mercato: abbiamo 12 canali e a breve annunceremo il completo restyling delle nove reti tematiche».
