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Tv digitali: in Italia un business da 3,4 miliardi. Sky domina la scena

di Gianni Rusconi

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19 novembre 2008

Satellite, digitale terrestre, IpTv, Web Tv e Tv Mobile: cinque diverse facce - per tipologia di formati, strutturazione dei contenuti e modalità di fruizione - di un unico fenomeno, quello delle televisioni digitali. Cinque diverse piattaforme finite anche quest'anno sotto la lente di ingrandimento dell'Osservatorio New Tv della School of Management del Politecnico di Milano. L'indagine 2008, presentata questa mattina al Campus Bovisa del capoluogo lombardo, ha preso in esame oltre 2.000 canali relativi a tutte le cinque piattaforme di cui sopra e diviso l'offerta, come già avvenuto l'anno passato, in tre macrocategorie: "Sofa Tv" (che include le emittenti digitali via satellite, digitale terrestre e Internet fruite tramite lo schermo televisivo "tradizionale"), "Desktop Tv" (i canali video distribuiti tramite portali e siti Web) e "Hand Tv" (i palinsesti che fanno capo ai servizi erogati verso dispositivi mobili su network a tecnologia Dvb-h o reti cellulari di terza generazione).

Il 14% del volume d'affari arriva dall'advertising
Quanto valgono le cosiddette "new Tv", intendendo per vecchia la tradizionale Tv analogica che arriva nelle case di milioni e milioni di italiani, è presto detto: la sommatoria dei ricavi derivanti dalla pubblicità e dagli abbonamenti per i canali a pagamento dovrebbe sfiorare quest'anno i 3,4 miliardi di euro, con una crescita del 15% rispetto al 2007. L'incidenza di questo giro d'affari rispetto al mercato complessivo del settore televisivo è pari al 38%, il che significa che più di un terzo del fatturato della Tv italiana proviene sin d'ora dalle piattaforme digitali. Fra queste la parte del leone la fa ancora il satellite (e cioè Sky), che si accaparra l'87% della torta; il digitale terrestre si aggiudica il 9% delle entrate e il restante 4% del business se lo spartiscono Internet, Tv Mobile e canali Web. I dati rilevati dall'Osservatorio sono praticamente gli stessi, con leggere variazioni, dell'anno scorso e praticamente immutato nei dodici mesi è anche il rapporto fra offerte "pay" (che catturano l'86% dei 3,4 miliardi di euro) e pubblicità, cui va il restante 14% (circa 500 milioni di euro). Quella scattata dalla ricerca è una fotografia di un settore in salute, che deve ancora conoscere però la sua piena maturità. Il fatto che l'offerta di canali sia in aumento su tutte le piattaforme (mobile Tv esclusa), con evoluzioni quantitative e qualitative molto differenti, conferma la dinamicità del fenomeno. Se non deve stupire che la più elevata densità di canali sia originata dalla piattaforma Web (oltre 530 canali nel complesso, contro i 300 dell'unica emittente satellitare) fa forse specie notare come di Tv on demand non si può tecnicamente parlare se non per quanto riguarda le offerte delle Internet television (Fastweb in primis), delle Tv mobili proposte dai carrier di telecomunicazione e delle Web Tv. In altre parole la quasi totalità degli utenti italiani di Tv digitale ne fruisce i contenuti nella modalità "flusso", potendo cioè selezionare i programmi preferiti rispetto fra canali che sono organizzati rispetto a preciso palinsesto.

Tanti attori emergenti ma il mercato è nella mani di pochi "big"
Nell'ambito specifico delle tre macro-categorie analizzate, l'Osservatorio ha riscontrato rilevanti cambiamenti operati in seno all'offerta di Mediaset (digitale terrestre), che ha allargato nel 2008 il bouquet dei canali pay, e di Sky (satellite), che punta in modo convinto su servizi innovativi quali MySky e Hd. Con la Rai che prosegue nel suo lungo iter di sperimentazioni in vista dello switch off da analogico a digitale del 2012. sul fronte delle IpTv, invece, le novità di stagione sono l'ingresso in campo di Infostrada e Tiscali con un approccio molto "Web oriented" e il fatto che Telecom abbia cambiato la sua strategia veicolando in forma di pacchetto (con Rosso Alice) l'offerta televisiva e la connettività a banda larga, senza alcun costo ulteriore per l'utente. Le Desktop Tv, pur non muovendo grandi numeri, sono il segmento in cui si registrano maggior fermento imprenditoriale e attività di sperimentazione. Moltissimi canali e molti operatori si affacciano infatti sul mercato ma una buona parte muoiono (il tasso di mortalità è pari al 20%, la metà di quello di natalità) ma in generale è qui, sul Web dunque, che fioriscono secondo l'Osservatorio i progetti più interessanti di canali per il video on demand (cui fa eco la maggiore presenza di pubblicità dedicata), sia di tipo editoriale sia appartenenti alla cosiddetta categoria degli "user generated content". E sono proprio gli editori, sia tradizionali che Web, ad avere secondo la ricerca le maggiori opportunità di valorizzare le rispettive proposte di canali video/televisivi all'interno di una strategia più complessiva di tipo multicanale. Quanto, infine, alle Hand Tv, il 2008 si è rivelato un anno di riposizionamento piu che di effettivo sviluppo. Gli operatori mobili, che presidiano completamente l'offerta in questo ambito, hanno razionalizzato le rispettive offerte sia replicando i canali accessibili da terminali Dvb-h anche su rete cellulare sia iniziando a offrire (è stato il caso di 3 Italia) alcuni canali completamente "free" con il duplice obiettivo di incrementare più velocemente l'audience della Mobile Tv e di aumentare di pari passo l'interesse per gli investitori pubblicitari su questa piattaforma.

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