TECNOLOGIA &BUSINESS

 
 
 

Speciale Digitale terrestre
La tv che cambia

 
HOME DEL DOSSIER

La tecnologia, i vantaggi e i problemi

La copertura e il broadcasting

La rivoluzione dell'alta definizione

Le novità

Il Far West del telecomando

di Marco Mele

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
13 giugno 2009

La transizione al digitale terrestre comporta una radicale modifica nella gestione dell'etere televisivo nazionale. Con la televisione analogica, ogni emittente, come Rai1 o Canale 5, occupa una frequenza (di proprietà demaniale) trasmettendovi da impianti di sua proprietà. Quelli che utilizzerà anche per il digitale. Le frequenze utilizzate dai privati per le trasmissioni analogiche non sono mai state oggetto di concessione. O, meglio, le concessioni sono state rilasciate senza assegnare, contestualmente, le frequenze di esercizio (da qui il caso Europa 7). La scelta italiana per il passaggio al digitale è quella di effettuarlo per aree territoriali - coincidenti o meno con una regione - e di assegnare il diritto d'uso sulle frequenze in modo che ciascun operatore abbia la stessa frequenza in quell'area e, possibilmente, in quelle contigue, per evitare zone di interferenza e di conseguente oscuramento del segnale ( il digitale, al contrario dell'analogico, o si vede o non si vede).

Le frequenze non sono tutte uguali: la loro qualità, misurata dall'estensione dell'area di servizio potenziale, è condizionata, ad esempio, dagli accordi internazionali di coordinamento. Una frequenza assegnata al Vaticano non può essere utilizzata nel bacino di Roma da un'emittente italiana. Sulla copertura del segnale non si ripeterà il pesante squilibrio analogico, dove solo Rai e Mediaset superano il 90% della popolazione. In digitale su una frequenza si possono trasmettere 5-6 programmi (Rai1, Canale 5 e altri tre) in definizione standard o uno – presto due - in Alta Definizione.

Un'emittente, allora, non passerà dal canale 16 in analogico al canale 56 in digitale ma sarà trasmessa all'interno del multiplex che opera sul canale 56. Sarà importante, per facilitare il compito dei cittadini, la numerazione dei canali sul decoder o sul televisore, magari con un accordo tra gli operatori, ancora non raggiunto. È l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a definire i diritti d'uso e a determinare su quante e quali frequenze dovrà avvenire il passaggio al digitale, area per area. Sarà il Ministero dello Sviluppo ad assegnare ciascuna frequenza a un gruppo televisivo.

Solo cinque frequenze digitali nazionali - nessuna a livello locale - saranno assegnate con procedura pubblica e solo perché la commissione Ue ha accettato tale mediazione a fronte della procedura d'infrazione aperta contro l'Italia. Non vi è limite di legge sul numero delle frequenze per gruppo ma solo su quello dei "programmi". Vi è, però, un "tetto" imposto dalla commissione Ue: Rai e Mediaset possono competere per due delle cinque reti messe a "gara" (non sarà al massimo rialzo, tutt'altro) partendo da un'eredità analogica di quattro reti digitali a testa, esclusa quella di tv mobile, che diventerà la quinta (o la sesta, dopo la "gara"). Le ultime aree passeranno al digitale nel 2012: solo in quell'anno chi avrà in uso una delle frequenze "in gara" potrà far concorrenza agli operatori esistenti a parità di condizioni.
Il tutto secondo il Piano di assegnazione in corso di elaborazione da parte dell'Agcom.

13 giugno 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-