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«Scatti artificiali privi di pensiero»

di Daniele Lepido

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13 gennaio 2010

«Io sono un cronista non un creativo. La realtà la voglio documentare così com'è, senza stravolgerla ma soprattutto accantonando qualsiasi tentazione di renderla più accattivante in maniera artificiale. Ecco perché il digitale non mi piace: si scontra con la mia mentalità di fotoreporter».
È una bocciatura senza appello quella che Gianni Berengo Gardin, classe 1930, uno dei padri nobili della fotografia moderna, fa del digitale. Lui che scatta esclusivamente in analogico e in bianco e nero non teme di fare alcuna battaglia di retroguardia. E non solo perché le sue foto, da cinquant'anni, parlano per lui, ma anche perché alla base di questa scelta ontologica c'è una filosofia precisa, «se vuole la filosofia di uno che è un privilegiato», sostiene.
Vecchie lastre e pellicole contro bit e computer?
Certo e la mia non è una presa di posizione snob ma una scelta precisa che affonda le sue radici nel modo di concepire la fotografia.
Si può spiegare meglio?
Guardi, in giro vedo la pubblicità di una nota casa che produce macchine fotografiche che dice una cosa del tipo: "non pensare scatta". Ecco l'errore, io prima di scattare ci penso eccome! Con il digitale viene meno questa attenzione, l'occhio si accomoda, perde acume. Tanto se faccio mille foto una buona ci sarà, è il ragionamento.
E invece?
E invece c'è una bella differenza tra fotografia e immagine: la prima deve documentare la seconda invece può essere creativa anche se non necessariamente veritiera. Ecco perché mi piace parlare di etica delle fotografie.
Cosa significa?
Io metto dietro alle mie stampe un timbro che dice "foto non ritoccata al computer". È una sorta di garanzia di genuinità, come si fa con il vino o il cibo. Niente finzioni, chi guarda le mie foto deve ritrovare il mio stesso sguardo senza ambiguità. L'importanza di essere testimone, di avere la fiducia di chi ri-osserva il tuo sguardo: sono tutte cose che contano.
E allora chissà cosa ne pensa del fotoritocco...
È il male assoluto (ride, ndr), un taroccamento per cambiare il dna del reale senza chiedergli il permesso.
Eppure non può non riconoscere che il digitale abbia anche dei vantaggi.
Sì, è vero. Per esempio è interessante poter scattare a iso diversi, variando la sensibilità della pellicola con un clic. Così come è molto comodo poter mandare le fotografie via e-mail un attimo dopo averle scattate.
Ma è vero che le pellicole non si trovano più?
Figuriamoci! È una falsità, frutto della campagna terroristica di certe case che producono le fotocamere digitali. Ma lo sa che Kodak è uscita l'anno scorso con due pellicole nuove, nonostante la crisi e la ristrutturazione aziendale? E poi le confesso una cosa: a Milano ho trovato dei rullini cinesi, in bianco e nero, a un euro. Non saranno un granché ma per un dilettante possono andare benone.

13 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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