Corre l'anno 2209 e il nostro potente server di memoria organica ci permette di ripercorrere in un attimo il lungo cammino che ha condotto l'umanità verso l'attuale civiltà del Bello e del Vero. Bellezza e Verità: parole antiche che oggi, nel mondo del XXIII secolo, definiscono una nuova religione, cioè un modo condiviso di vivere e stare insieme.
Chi l'avrebbe detto 200 anni fa che l'Italia avrebbe trionfato proprio partendo da qualità rinascimentali che a quel tempo sonnecchiavano nascoste, molto nascoste. A quel tempo dilagavano inganno e volgarità. Ma poi dal territorio cominciò una faticosa ma inesorabile cavalcata verso la riconquista: prima della bellezza, poi della verità. Intorno al 2050 fu riscoperto Tommaso d'Aquino, e la sua affermazione: non possediamo la verità, ma è la Verità – piuttosto - che ci possiede. Il crollo del sistema mediatico e la scomparsa del broadcasting per mancanza di audience, rese possibile e concreta questa visione. La successiva e definitiva scomparsa dei totalitarismi – dopo l'ultima, ragionata, resistenza cinese - trascinò nel baratro intorno al 2100 le maggiori multinazionali, che ne rappresentavano l'incarnazione commerciale. La messa fuori legge del marketing nei decenni successivi e la recente abolizione del denaro con la definitiva affermazione di una economia di condivisione, ha riportato in auge l'ingegno e la creatività applicata così tipica dell'italian way.
Senza un nucleo di pressione globale che orienta le scelte dei consumatori, la qualità autentica della produzione italiana è emersa con forza negli ultimi decenni, nel segno di un terzo rinascimento. Del resto le prime avvisaglie erano arrivate già nel 2010 con il successo travolgente di Slow Food e Terra Madre. Una vocazione invincibile sulla quale è stato ricostruito con pazienza un paesaggio di credibilità e varietà, raccogliendo il meglio – non del lusso – ma dell'eccellenza. Facendo le cose nel miglior modo possibile. Mentre il lusso perdeva la sua verità, manipolando processi e prodotti all'insegna di una costruzione simbolica che non emozionava più nessuno: intorno al 2150 il termine "lusso" scompariva dai dizionari per mancanza di contenuto credibile. Nello stesso periodo si rivelava decisivo per le nostre sorti la costituzione del governo mondiale e la scomparsa dei politici locali che paradossalmente avevano sempre avversato l'idea di verità nella qualità, di processi produttivi autentici e irripetibili, ma difficili da "controllare" dall'alto.
Oggi invece tutto ciò che di bello e di vero circola nel mondo ha un cuore italiano, marcando il carattere felice dell'italian way of life: dai rubinetti ai rossetti, dal cioccolato alle cucine, dai tessuti alle borse. Fine dell'alta gamma e inizio di un nuovo percorso da cui è emersa l'alta intensità: un percorso inaspettato e felice che ha trionfato dopo 200 anni, compiendo la sua parabola virtuosa.
Il blog di Francesco Morace
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