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Il rilancio di Motorola? Non passa solo per Android

di Gianni Rusconi

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7 marzo 2010
Il rilancio di Motorola? Non passa solo per Android

Al Mobile World Congress si è presentata senza particolari sfarzi ma decisa a farsi vedere e ascoltare. Dopo due anni difficili, Motorola è a un bivio e il fatto di aver scommesso molto su Android – in vetrina alla kermesse di Barcellona c'erano tutti gli ultimi smartphone della casa americana con a bordo il sistema operativo di Google – va considerato, come ha raccontato al Sole24ore.com Paolo Prearo, Country Manager per l'Italia della divisione Mobile Devices, "una scelta tattica, che crediamo vincente, ma non definitiva". È vero quindi che il produttore cercherà di sfruttare al meglio le potenzialità e l'appeal di Android portando sul mercato vari nuovi terminali ma per tornare agli antichi splendori (fatto non certo scontato) non può bastare. E per due ordini di motivi. "Il primo. "L'offerta di cellulari basati sul sistema di Google – spiega in proposito Prearo – è molto eterogenea, ci siamo noi e ci sono anche vari altri player. Oggi puntiamo decisamente su Android, in futuro potrebbe succedere di tutto. Senza dimenticare che il sistema operativo in quanto tale non è un fattore decisivo di vendita all'utente finale". Il secondo. "Nel corso del 2010 – dice ancora il country manager italiano – lanceremo una ventina di nuovi cellulari touch: nove saranno androidi e si posizioneranno in un range di prezzo fra i 200 e i 500 euro in funzione delle rispettive caratteristiche hardware e dei materiali utilizzati, i rimanenti sfrutteranno la piattaforma proprietaria e andranno a coprire la fascia medio bassa del mercato, quella che comprende i terminali con prezzi inferiori ai 149 euro". Motorola deve insomma recuperare terreno colmando buchi di offerta che l'hanno fortemente penalizzata negli ultimi 24 mesi: Android è una faccia di questa strategia, non l'unica.

L'obiettivo del 10% di share in Italia
La rincorsa al terzo posto del ranking mondiale – oggi Motorola (dati Gartner) vanta una market share del 3,8% che le vale la quarta posizione in classifica, dietro Lg Electronics e davanti a Sony Ericsson – non passa quindi solo per Android e dall'opportunità di fare il pieno di vendite solo nel segmento più ricco del mercato, quello degli smarphone. La sfida da vincere è sostanzialmente un'altra, come conferma in modo molto trasparente Prearo: "tornare a fare volumi nella fascia media, presenziando in modo particolare i punti vendita. Gli operatori stanno spingendo sui servizi riducendo le commesse sui terminali e quindi per Motorola è vitale agire e produrre buoni risultati con i retailer in considerazione del fatto che, in Italia, circa i tre quarti dei cellulari acquistati dal consumer è sotto la soglia dei 199 euro". Sul mercato nostrano, in particolare, la casa americana deve ripartire da zero o quasi dopo il forte ridimensionamento della struttura, la penuria di nuovi modelli e l'essere di conseguenza scesa a una quota di mercato compresa fra il 2% e il 3%. "L'obiettivo che ci siamo prefissati – si è sbilanciato in tal senso Prearo – è quello di vendere fra 1,5 e due milioni di terminali in un mercato che oggi si aggira intorno ai 22 milioni di pezzi: se raggiungiamo l'obiettivo torneremmo a una share intorno al 10% ma sappiamo anche i mercati che possono sostenere una crescita globale a due cifre della domanda sono Asia, Africa e America del sud". Limitatamente all'Italia, ciò che vorrebbe compiere Motorola è in buona sostanza un salto in avanti quadruplo, che dovrà necessariamente far leva su solide fondamenta (prodotti, servizi, marketing) e sul fatto di rubare vendite alla concorrenza. Che questa si chiami Nokia, Lg o Samsung poco importa.

Lo spin off dal 2011 e i nuovi telefoni
Proprio alla vigilia del Mobile World Congress è arrivata intanto la conferma che Motorola verrà spaccata definitivamente in due a partire dal 2011. Da una parte la new company che opera nel campo delle reti e delle soluzioni wireless e dall'altra quella di telefonia mobile e dei decoder Tv, alla cui guida sarà confermato l'attuale co-Ceo Sanjay Jha. Entrambe le società manterranno il marchio Motorola e per la ex divisione mobile tale scissione porterà in dote l'azzeramento dei debiti (il rosso dell'ultimo esercizio fiscale è stato di oltre un miliardo di dollari), una buona capitalizzazione e la quotazione in Borsa. "Lo spin off – questo il commento di Prearo sull'argomento – è frutto della convinzione che una società senza debiti possa ragionevolmente crescere sfruttando risorse e competenze che non sono ovviamente quelle di natura finanziaria che possono mettere in campo una Nokia o una Microsoft". Sul fronte dei prodotti, il jolly che gioca il produttore è come detto quello di Android ma molte speranze di fare breccia nelle preferenze degli utenti sono riposte sulla nuova interfaccia "social" Motoblur, installata di serie anche sul modello Backflip in arrivo nei negozi italiani. La vera novità vista in vetrina a Barcellona e prossima a sbarcare in Europa è stata invece Quench, versione solo touchscreen della famiglia Dext/Cliq (il primo cellulare androide targato Motorola), mentre c'è molta curiosità intorno allo smartphone Shadow con tastiera Qwerty a scorrimento (e display touchscreen da 4.3 pollici e fotocamera da 8.0 megapixel) che molti rumors indicano come il possibile Nexus Two, la seconda edizione del telefonino che Google venderà a marchio proprio sul mercato. Di conferme ufficiali in tal senso non ce ne sono e ancor meno vi sono conferme circa l'apertura del negozio on line di applicazioni, denominato Shop4Apps e accessibile anche da pc, a cui la società sta lavorando da tempo con l'intenzione di affiancarlo all'Android Market, il marketplace realizzato da Google accessibile dai cellulari androidi del produttore americano. Terminali, servizi, un bilancio finalmente in attivo: Motorola riparte da qui.

7 marzo 2010
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