In quanti sanno chi produce il telefonino dedicato a Valentino Rossi che Fastweb vende in edizione limitata in Italia da qualche mese? E quanti si sono chiesti chi produce le chiavette Usb (per esempio quelle a marchio Onda vendute dall'operatore mobile 3) per collegarsi a Internet – via rete cellulare - dal proprio computer portatile? Quanti, infine, conoscono il nome dell'azienda in cima alla lista dei produttori Odm (Original design manufacturer) a livello mondiale? La risposta a tutte e tre le domande è una, pochi. E questo perché dietro il "mistero" si cela un'azienda in effetti sconosciuta ai non addetti ai lavori: la cinese Zte, acronimo di Zhong Xing Telecommunication Equipment.
Chi è Zte? È un'azienda quotata in Borsa (a Hong Kong e Shangai), il cui quartier generale è sito nel distretto hi-tech di Shenzhen, con 55mila dipendenti in organico, 8mila quelli che operano nelle filiali extra Cina e oltre 15 quelli impiegati nella ricerca e sviluppo. È una diretta concorrente di un altro nome illustre dell'industria tecnologica cinese, e cioè Huawei, e ha un obiettivo ben definito: diventare, in futuro, il terzo produttore telco del pianeta, sommando le attività nei cellulari a quelle nelle infrastrutture di rete. Quella di Zte è infatti una missione a due facce perché due sono le anime della società, una dedita allo sviluppo e alla produzione per conto terzi di telefonini e l'altra volta allo sviluppo e all'implementazione delle nuove tecnologie di comunicazione fissa, mobile e wireless. Nell'elenco dei clienti della società vi sono tutti o quasi i principali carrier telco del mondo – in Italia i referenti sono in primis Telecom-Tim, 3 e Vodafone – e sul piatto dell'offerta una collezione di prodotti che spaziano dai telefonini "low cost" (compreso uno alimentato ad energia solare) ai grandi apparati per la gestione del traffico telefonico e Internet.
Le reti a banda larga mobile di nuova generazione sono – è stato uno dei messaggi forti emersi dal tecente Mobile World Congress - un passaggio importante per l'industria delle telecomunicazioni e anche su questo piano si giocano gli equilibri di mercato. Ieri dominato dai grandi nomi occidentali – Siemens, Ericsson, Alcatel, Motorola, la stessa Nokia per fare alcuni nomi – e oggi aperto a "nuovi" attori emergenti come per l'appunto Zte. Che dalla sua ha oltre duemila ingegneri dedicati allo sviluppo della tecnologia Lte (Long Term Evolution, il nuovo paradigma dell'Internet mobile ad alta velocità) e il fatto di essere coinvolta, al fianco di CSL New World Mobility (sussidiaria dell'australiana Telstra e più importante gestore mobile di Hong Kong), nella costruzione di una rete Sdr (Software Defined Radio) a tecnologia Hspa. Una rete, per i profani degli acronimi hi-tech, capace di garantire velocità in download di 21 Megabit per secondo e di essere la prima infrastruttura "all-Ip" al mondo a poter supportare servizi avanzati di terza generazione (la tecnologia Hspa+ è un gradino sopra quella Hsdpa) su larga scala.
Da Windows Mobile a Linux, dai cellulari low cost agli smartphone touch
Parlando con i manager della filiale italiana di Zte, che occupa una cinquantina di persone, si colgono chiaramente le ragioni alla base dell'ascesa delle compagnie cinesi nel sempre più difficile e competitivo universo tecnologico. Risorse finanziarie, tecnologie all'avanguardia, presenza internazionale, organizzazione logistica e produttiva di primo livello, strategie di business ben definite e, fattore che certo non è trascurabile, una manodopera che costa poco e che permette di avere una politica di prezzi aggressiva nei confronti dei big del settore. Così si spiega il fatto che Zte è allo stato attuale il sesto produttore al mondo di telefonini grazie ai circa 45 milioni di terminali distribuiti sul mercato l'anno passato – interamente attraverso il canale degli operatori mobili – e dispone di un catalogo che annovera cellulari basati su qualsiasi sistema operativo, da Windows Mobile (con Microsoft Cina c'è una forte collaborazione sugli smartphone) a Linux. "Non vendiamo con nostro marchio ma solo con quello dell'operatore – amplia il concetto Rosario Moscato, direttore vendite della divisione Mobile Devices per l'Italia – se non in qualche specifico mercato oltre a quello cinese, come per esempio Portogallo, Polonia, alcuni Paesi africani e Pakistan. La nostra strategia è chiara: produciamo per tutti, anche modelli di qualche nostro concorrente destinato al mercato asiatico, e garantiamo sia commesse da milioni di pezzi come successo per un cellulare low cost di Vodafone che tirature di soli 20mila terminali, come nel caso del cellulare in edizione limitata di Fastweb. La nostra forza è quella di poter offrire al carrier ciò che vuole e come lo vuole, in bundle con le infrastrutture di rete o meno, terminali a bassissimo costo destinati ai mercati emergenti ma anche prodotti 3G di nuova generazione, compresi naturalmente quelli touchscreen. Punteremo su Android? Vedremo quale versione di Linux sarà la più richiesta dal mercato. Sicuramente avremo a catalogo per l'inizio del 2010 il primo smartphone interamente sviluppato sulla piattaforma open source della Limo Foundation, con la quale abbiamo stretti legami". E la crisi che impatterà sensibilmente sulle vendite di cellulari nel 2009? "Verrà intaccata sensibilmente – questa la pronta risposta di Moscato – la fascia media del mercato, i telefonini low cost e quelli di classe hi-end non subiranno vistosi rallentamenti di crescita e per Zte l'obiettivo è per l'appunto quello di consolidare la forte presenza nei grandi mercati emergenti, Cina in primis ma anche Brasile, India e Russia. In Europa non c'è spazio per tutti, inteso come produttori che vendono a proprio marchio, ma a livello mondiale lo spazio di crescita è ancora elevato".
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