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La guerra degli App Store: da Nokia ad Android tutti contro Apple

di Gianni Rusconi

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27 maggio 2009

Sul treno dei negozi di applicazioni per telefonini ci sono saliti e ci saliranno praticamente tutti i "big" dell'universo mobile: Microsoft, Google, Nokia, Research in Motion, Vodafone, Samsung, Palm. Tutti ad "imitare" Apple, la prima a scommettere su uno "store" virtuale per vendere programmi per il suo iPhone. Il modello è più o meno lo stesso: offrire ai clienti servizi direttamente scaricabili sul cellulare. Vodafone e Samsung escluse, per tutti gli altri i negozi sono anche il terreno su cui sfidarsi per creare una fidelizzata comunità di sviluppatori, con la quale dividere gli introiti generati dalla vendita di applicazioni, giochi, programmi e via dicendo. Ognuno ha il suo asso nella manica, ma anche qualche difetto.

Nokia ha aperto ufficialmente il suo Ovi Store e può mettere sul tavolo un parco clienti enorme (vanta la più corposa base installata di dispositivi compatibili con Adobe Flash) e continuamente in crescita in virtù di un venduto che conta oltre un milione di cellulari al giorno. Da subito con il suo negozio pensa di attrarre oltre dieci milioni di utenti e quindi raggiungere quota 300 milioni di utilizzatori entro il 2012, anche grazie al lavoro dei circa quattro milioni di specialisti in tutto il mondo in grado di creare software per i cellulari Nokia Series 40 e S60. Saprà il gigante finlandese vestire i panni della vera rivale di Apple nel mondo dei servizi mobili?

La società della Mela, da parte propria, ha tagliato un mese fa il traguardo del miliardo di applicazioni per iPhone scaricata dall'AppStore, a poco più di nove mesi dall'apertura del negozio, che oggi conta più di 35.000 programmi e giochi disponibili per i clienti di 77 nazioni. Di questi il 75% sono gratuiti, il resto sono a pagamento e l'imminente disponibilità del nuovo software iPhone OS 3.0 promette ancora più possibilità tecniche per gli sviluppatori sottoforma di "Api" (Application programmino interface) che abiliteranno fra le altre funzioni l'acquisto direttamente dall'applicazione (In-App Purchase) e la connessione peer to peer. Nessuno come Apple dunque ma un limite al successo dell'App Store c'è e si chiama business. A quanto pare il numero di applicazioni per professionisti e aziende sarebbe ancora modesto e più precisamente solo 1.600 e anche in fatto di download la parte del leone la fanno i giochi (che coprono il 79% del totale), mentre solo il 25% ha per oggetto un servizio o un programma di tipo business. Fra queste ve ne sono comunque di molto popolari fra gli utenti dell'iPhone e sono sia gratuite (come FedEx Mobile per il monitoraggio dei pacchetti) sia a pagamento, come il servizio di voice recorder da 99 euro di Retronyms, che ha registrato circa 300.000 acquisti tra luglio 2008 e aprile 2009.

L'altro fenomeno annunciato fra gli App Store è quello di Android. Il mercato virtuale in cui convergono le applicazioni per il sistema operativo open source di Google sta conquistando terreno e secondo la società di ricerche Strategy Analytics si ritaglierà uno spazio importante in virtù dei previsti otto milioni di telefonini Android che saranno venduti nel 2009. Rispetto ai numeri – di terminali piazzati sul mercato – delle varie Symbian (Nokia), Research in Motion (BlackBerry), Microsoft (Windows Mobile) e Apple non c'è paragone ma tanto il modello di licenza a basso costo della piattaforma tanto l'appeal che può esercitare Google per gli sviluppatori possono rompere gli equilibri del mercato. Tanto più se, come sembra, Android si presenterà presto in una versione ad hoc, la 1.5 "Cupcake", per una nuova categoria di telefoni indirizzati alle piccole e medie imprese prodotti dalla Koolu. Telefoni "low cost" del tutto concepiti in una logica di piattaforma aperta a tutte le possibili personalizzazioni da parte degli sviluppatori. Ma se i telefoni Android rimarranno una nicchia in un mercato sempre più voluminoso come si comporterà Google?

27 maggio 2009
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