Quello delle "apps" mobili è un fenomeno. Lo dicono i numeri che il Ceo della Gsm Association, il consorzio che riunisce la quasi totalità degli operatori di telefonia mobile del pianeta, ha confermato nei giorni scorsi (citando come fonte Gartner) al Mobile World Congres di Barcellona: 4,5 miliardi di download l'anno. Un numero impressionante, destinato per altro a crescere oltre quota 21,6 miliardi entro il 2013, quando il giro d'affari globale potrebbe anche superare i 30 miliardi di dollari, contro i previsti 7,5 miliardi del 2010 e i circa 4,5 miliardi stimati a consuntivo per il 2009. Le "apps" appaiono quindi come la gallina dalle uova d'oro per l'intera industria mobile ma è anche vero che l'80% delle applicazioni oggi scaricate sono gratuite. Per questo assumerà valenza fondamentale, secondo la Gsma, la pubblicità veicolata tramite cellulari, che andrà a coprire entro il 2013 (dati ancora di Gartner) il 25% dei ricavi generati dai vari negozi virtuali. Numeri a parte, è assodato un fatto: le applicazioni mobili sono una voce strategica per l'economia di un settore che per anni ha rincorso invano una "killer application" capace di garantire la continuità del business – vendite di terminali, aumento del traffico dati e relativo incremento del cosiddetto Arpu, il ricavo medio per utente – e sostenere gli investimenti necessari all'ammodernamento delle reti.
Personalizzare il proprio smartphone – e un domani anche dispositivi come l'iPad o i mini tablet pc touch di nuova generazione – con i programmi che si vogliono e con le applicazioni più utili o più trendy (giochi, mappe, video o informazioni di Borsa in tempo reale, per non parlare delle edizioni on line di molti autorevoli quotidiani): questo il paradigma che sta alla base del business delle apps. Si tratta ora di definire gli equilibri e i rapporti di forza di questo mercato. Apple, che ha dato avvio al fenomeno con il suo App Store per iPhone, domina al momento la scena e ha "imposto" come vincente un modello di condivisione dei profitti che premia gli sviluppatori – a cui va il 70% delle revenue generate dalla vendita on line di applicazioni – e poco o nulla gli operatori mobili. Detto che la società di Cupertino è destinata suo malgrado a lasciare spazio a una concorrenza molto agguerrita e diversificata (Nokia, Google, Microsoft ma anche Vodafone, che ha aperto un suo negozio), per i gestori delle reti è arrivato il momento di fare veramente sul serio. In questo senso va letto l'annuncio della Wholesale Applications Community, alleanza formata da 24 operatori mobili (tra cui anche Telecom Italia, Vodafone e Wind) per creare una piattaforma di sviluppo e distribuzione all'ingrosso delle applicazioni che dovrebbe abbattere, almeno sulla carta, gli attuali muri di incompatibilità (un'applicazione scaricata per l'iPhone non può essere utilizzata dallo stesso utente su un terminale Windows o Android) esistenti fra i diversi sistemi operativi. Non una dichiarazione di guerra ad Apple, questo il pensiero di Carolina Milanesi, Research Director Mobile Devices di Gartner, ma un'azione dovuta da parte degli operatori per non perdere altro terreno in relazione alle enormi potenzialità di business delle apps.