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di Luca Tremolada

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25 febbraio 2010

Android per gli smanettoni e Apple per la visibilità. «Per i piccoli sviluppatori la scelta della piattaforma è tutto. Programmare per sei negozi diversi costa tempo e fatico. E spesso non conviene». Nicola Ferioli dopo tre anni a Google Italia ha fondato una sua società, iBuno, che sviluppa applicazioni. «Non è tanto una questione di linguaggi di programmazione – spiega Ferioli –. Android usa il Java, iPhone l'Objective-C, gli altri hanno kit di sviluppo basati sul C++. Un buon programmatore in poche settimane impara a scrivere su tutte le piattaforme. Il problema non è quello. E neppure il modello di business: ormai quasi tutti adottano un sistema di revenue sharing sul modello Apple (ogni download il 30% del prezzo va al proprietario della piattaforma, il resto lo tiene il creatore del l'applicazione). Quello che conta invece è il tipo di App e il pubblico alla quale si rivolge. Ogni negozio ha caratteristiche proprie perché si rivolge a un pubblico ben preciso. Nokia per esempio può contare su moltissimi modelli di telefonino differenti. Apple solo su iPhone e iPod Touch. Eppure, l'utente della Mela ha una attitudine molto sviluppata a scaricare e acquistare applicazioni. Attitudine che su altre piattaforme non c'è. Per ora almeno. «Programmare per Apple – spiega Ferioli – significa confrontarsi con una struttura burocratica, rigida per certi versi ma in grado di fornire una vetrina al tuo prodotto senza precedenti». Su Android invece i tempi sono più rapidi, non c'è una "commissione" che valuta se pubblicare o meno il software. Sono gli utenti che possono segnalare se i contenuti non sono appropriati o se il programma non funziona bene. «Da questo punto di vista – commenta Ferioli – misurarsi con Apple significa accettare tempi più lunghi e il rischio di vedersi bocciata l'applicazione». La scorsa estate Apple ha dichiarato all'Fcc che il 95% delle applicazioni presentate è stato approvano in meno di 15 giorni. E ben una App su cinque non ha passato l'"esame" Apple. Diverse le percentuali per la piattaforma di Google: solo l'1% dei programmi caricati sul mercato Android è stato rimosso. «È chiaro che su iPhone i contenuti sono più controllati. Ma per uno sviluppatore la possibilità di provare subito sul dispositivo la propria Android è un vantaggio di non poco conto».

«Un punto a favore di Google è la possibilità di far girare contemporaneamente più applicazioni – aggiunge Marino Piotti, fondatore di Superpartes –. Tuttavia non è uno scontro Apple-Google. Ora che Nokia con Meego ha messo un po' di ordine nei suoi ambienti di sviluppo – conclude - l'interesse di molti programmatori indipendenti crescerà».

25 febbraio 2010
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