«...
PAGINA PRECEDENTE
Marco Follini
La Plastica
Per Umberto Eco:un'invenzione del XX sec.da disinventare...Per la Storia delle scienze,un Nobel tutto italiano a Giulio Natta.Per la cultura materiale,un materiale epocale dopo la pietra ed i metalli.Da poco più di un secolo viviamo nell'era della plastica:un derivato del petrolio,naturale come la pietra e i metalli ma di natura organica.Senza la plastica svanirebbe il 70% ca.del mondo che siamo:collasso tecnologico!Per fare tutta la plastica esistente basta molto meno del 10% del petrolio estratto,il resto è combustibile bruciato in motori e centrali termiche inefficienti:dunque,più plastica meno benzina! Il XX sec.?Un secolo più plastico che breve.
Maurizio Medaglia
Il passato
Si fanno cover di canzoni, si rifanno film, si sente dire " una volta si stava meglio, ai miei tempi ci si divertiva di più…."
Chi comanda appartiene al passato, chi decide il futuro è vecchio.
La società va sempre più veloce, tutto si consuma in fretta, ma alla fine si guarda sempre indietro.
Forse perché quello che ci è avanti spaventa, forse perché come ha detto qualcuno il tempo non esiste e siamo condannati a percorre sempre le stesse strade, e allora ci affidiamo a chi ci è già passato.
Mario Siro
Le offerte speciali
Smarrito in un intrico di sigle, combinazioni, tariffe, e paralizzato dall'ansia e dai sensi di colpa per non avere stupidamente approfittato finora di queste e di chissà quante altre occasioni, l'unica invariabile reazione di cui sono capace è la drastica rimozione. Si tratti di un depliant illustrativo che finisce stracciato nella spazzatura, si tratti di un invadente piazzista che finisce gentilmente e velocemente congedato, a copertura della mia invincibile indolenza e disarmante inadeguatezza, non riesco ad opporre altro che un fermo e convinto disinteresse a qualsiasi opportunità - anche di risparmiare. E non sono – come si dice - ricco di famiglia
Carlo Brugnone
Le archistar
‘Maledetti architetti' diceva Tom Wolfe grande snob americano.
Sono passati anni e ora la sua invettiva sarebbe certamente appropriata se fosse rivolta alle Archistar, quella compagnia di giro internazionale di una decina di persone che monopolizzano nel mondo il grande business dell'architettura, quello in particolare dei grattacieli, diventato il mito dirompente della modernità urbana.
Con questi oggetti sognati, sindaci e sindachesse pensano di poter riscattare il declino delle città e vincere il cancro dei suburbi e delle periferie invivibili. Ma sono solo contorsioni progettuali e burocratiche che servono a nascondere spesso mani sporche sulla città e gravi problemi di ‘senescente funzionalità aziendale': condizione contro la quale scriveva ‘con serenità dolcemente stupita' Paul Scheerbart nel suo ‘Architettura di vetro'.(1914).
La loro immagine occupa, pensosa nel parlare, proponendosi all'intervistatore di turno, pagine di quotidiani, di magazine e di schermi televisivi perché si dedicano anche a spot pubblicitari dove appaiono come oracoli di una modernità difficile e di contrastato reperimento..
Carlo Bassi