a cura di Stefano Biolchini e Boris Sollazzo
Da Italia e Francia una sfida all'America
Se c'è una cosa che ci ha insegnato l'ultimo Festival di Cannes è che il programma stilato come fosse un album di figurine, mettendo in campo i campioni indipendentemente dalle partite che giocano, può essere un bel tranello. E così è sbagliato giudicare dai nomi anche la qualità dei film del concorso della 66ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2-12 settembre). Fa piacere sapere, intanto, che siano stati salvati Fatih Akin e Werner Herzog, dimenticati da Cannes e recuperati in Laguna. Il primo porta «Soul kitchen», storia di immigrazione tra Amburgo e Brema di un ristoratore (Adam Bousdoukos, lo è nel film e nella vita), il secondo il remake de «Il cattivo tenente» di Abel Ferrara il quale, pare, potrà pescare dalla cinematografia del collega una pellicola per un controremake. E incuriosisce che dopo anni l'offerta più succosa arrivi proprio dalla cinematografia italiana.
Un kolossal per Tornatore
Quattro opere come nello scorso anno, senza la parità diplomatica Rai Cinema- Medusa, il cui match finisce uno a tre. Alla prima va «Lo spazio bianco» di Francesca Comencini con Margherita Buy, storia su una maternità "sospesa" tratta da un libro di Valeria Perrella e coprodotta da Fandango. Alla seconda il kolossal autobiografico di Giuseppe Tornatore, «Baarìa», che inaugurerà la mostra, «Il grande sogno» di Michele Placido, film sul '68 e la sua rivoluzione mancata, anch'esso tratto dall'esperienza personale e la sorpresa «La doppia ora», serial-thriller con un Filippo Timi molto cattivo.
Il tris d'autore transalpino
L'eterna sfida con la Francia non è solo sportiva, e così quattro sono anche le pellicole transalpine, anche se una è diretta dal geniale belga Jaco Van Dormael («Mr. Nobody», film di fantascienza). Poi un tris d'autore formato da Claire Denis («White Material», l'Africa ostica di una famiglia di bianchi), Jacques Rivette («36 vues du Pic Saint-Loup») e Patrice Chéreau («Persecution»).
Herzog e gli outsider Usa
Capofila è però il cinema Usa con ben sei titoli (Herzog si è già detto) a competere per il Leone d'Oro, tutti outsider di gran classe. Da Tom Ford, lo stilista, che si cimenta con il cinema con «A single man», dal libro del 1964 di Cristopher Isherwood, al fustigatore Michael Moore con «Capitalism: a love story», documentario sulla Wall Street segreta e disonesta di quest'ultima crisi. Passando per John Hillcoat con «The Road», cast stellare per uno scenario post catastrofico, e per George Romero, che questa situazione racconta da anni con attori sconosciuti.
L'eclettica commissione
L' eclettica commissione di selezione e il direttore Marco Müller assicura sguardi alternativi: da «Lebanon» dell'israeliano Samuel Maoz, molto atteso, al «Prince of Tears» di Yonfan (lui è di Honk Kong, coproducono Cina e Taiwan), ai registi Jessica Hausner (Austria), Ahmed Maher (Egitto), Shirin Neshat (Iran), Shinya Tsukamoto (Giappone). Più un film a sorpresa.
Chi brilla nel «Fuori concorso»
Esercizio interessante e pericoloso il tracciare un percorso festivaliero. Inevitabilmente imperfetto, istintivo, frammentario tra retrospettiva (Questi fantasmi), sezioni collaterali e parallele, Fuori concorso, Controcampo, Orizzonti, Giornate degli Autori e Settimana della Critica. Nel primo, porto sicuro di eventi e grandi film, brilla «The man who stare at goats» di Grant Heslov, in cui quattro divi si infilano in una storia che mette insieme giornalismo, guerra in Iraq e paranormale. Supercast anche per Antoine Fuqua che in «Brooklyn's Finest», già al Sundance, racconta una storia di polizia e corruzione (genere che va di moda di questi tempi), mentre, come da tradizione, le due chicche horror non hanno bisogno di attori di nome: Joe Dante, anche giurato, ci regala «The hole», in 3D, Jaume Balaguerò e Paco Plaza, habituè delle notti "da paura" di Venezia, portano «Rec 2», sequel del cult che esplose proprio qui.
Abel Ferrara tra i più attesi
Nessuno sa cosa aspettarsi dalla docufiction di Abel Ferrara con Luca Lionello «Napoli Napoli Napoli» (si parla di aneddoti da brivido per il regista sul set partenopeo), così come dalla doppietta indiana Gulaal e Dev.D. Tutto tricolore Controcampo, un nuovo-vecchio contenitore (fu ideato da Carlo Lizzani, poi abbandonato) di cinema italiano, sezione competitiva (giuria formata da Carlo Lizzani, Giulio Questi e Marina Sanna, premio da 40mila euro in pellicola Kodak) che vede Toni D'Angelo, il promettente figlio del cantante e attore Nino, con «Poeti», l'atteso ritorno di Marco Filiberti con «Il compleanno» (Alessandro Gassman e Maria De Medeiros protagonisti), la coproduzione italo-russa «Dieci inverni» di Valerio Mieli con Isabella Ragonese e Michele Riondino. Esordio per il giornalista Marco Spagnoli con il documentario «Hollywood sul Tevere», la sorpresa potrebbe essere «Cosmonauta» di Susanna Nicchiarelli con Claudia Pandolfi e Sergio Rubini.
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