Interpreta il ruolo di Christine Collins nel film "Changeling"
La scheda dell'attrice
I suoi record sono di natura eterogenea e spesso curiosa. Il gossip che la vuole equamente divisa, fino a qualche tempo fa, tra spasimanti di sesso opposto, il ruolo di ambasciatrice mondiale dell'UNHCR, le adozioni in scala e i gemellini avuti con Brad Pitt, le misure di un fisico giunonico e massiccio, i litigi parentali (in particolare col padre Jon Voight), le ferite autoinflittesi per anni, come gioco erotico o punizione emotiva.
Si è parlato così tanto di lei che ci si è dimenticati che il suo talento è pari, se non superiore, alla sua atipica e prepotente bellezza. E l'uomo che sa meglio parlare, cinematograficamente, alle cattive ragazze della settima arte, è Clint Eastwood. Dopo Hillary Swank è appunto Angelina Jolie a raccogliere la sapienza di questo grande vecchio, che da vent'anni almeno, alla regia, sforna capolavori sempre più commoventi, impegnati, dolorosi. Stessi aggettivi possiamo usare per la difficile interpretazione che ha saputo ottenere da Angelina (che vede il marito Brad correre nella categoria speculare, primo caso di coppia in lizza nella stessa edizione). Ancora mamma, dopo Winterbottom, trentatre anni e la sua bellezza mortificati da un'interpretazione massacrante, fisicamente e intellettualmente, copre ogni registro, narrativo e attoriale, dall'amore alla pazzia, dalla determinazione all'apparente resa. Tenera, forte, sensibile, sensuale, lottatrice: l'impressione è che Changeling ci abbia restituito la complessità dell'Angelina Jolie persona, pur incastrata in una donna della Los Angeles degli anni Venti. Già Oscar, ma come migliore non protagonista, per Ragazze interrotte, ora cerca la consacrazione.
Sono lontani i tempi di Lara Croft e persino quelli di Mr e Mrs Smith (film galeotto per la storia d'amore con Pitt). E chissà che non possa festeggiare un'eventuale vittoria con l'ennesimo tatuaggio.