Ottiene la nomination per aver diretto il film "Slumdog Millionaire"
La scheda del regista
Boylewood. Con arguzia un critico anglosassone ha definito il furbo e abile cinema di Danny Boyle nella sua ultima evoluzione, tra Bollywood e Hollywood, di The Millionaire, 10 candidature all'Oscar e tutti i pronostici a suo favore (quasi non si accettano più scommesse!). "Basterebbe anche una sola nomination- diceva mesi fa- così potremmo essere là, anche solo nelle ultime file. Sarebbe già una grande emozione". Ma l'autore di Trainspotting, 28 giorni dopo e Sunshine non ha confini. "Voglio assolutamente vedere Gomorra il prima possibile. Il cinema italiano mi ha dato tanto e allora mi permetto di "ricambiare", raccomandandovi due film bellissimi: lo svedese Lasciami entrare e l'israeliano Waltz with Bashir. Stupendi". Generoso ed eclettico, il percorrere i generi più diversi- dramma giovanile, fantacatastrofismo, fantascienza- è sempre stato il segno della sua carriera fortunata e schizofrenica, e ora questo cineasta legato all'amore del pubblico prima ancora che a quello della critica, va in India e si dà a un melodramma fiabesco, con sfondo di tragico realismo, che segna la contaminazione tra il suo cinema e Bollywood. "Se devo essere sincero, trovo che gli esordi dei grandi registi rappresentino quasi sempre la loro pellicola migliore, per l'originalità, l'entusiasmo, la forza che esprimono. Penso a Sesso, bugie e Videotape o a Sangue facile per quanto riguarda Steven Soderbergh e i fratelli Coen. E allora io cambio sempre il campo in cui gioco nel tentativo di fare tutti…primi film! Anzi, io farei proprio un festival dedicato solo alle opere prime". E' allegro e ne ha motivo: il film, distribuito negli Usa inizialmente in sole 10 copie, ha visto subito un'esplosione straordinaria con la media stratosferica di 35.000 dollari a copia. Bel salto tuffarsi nel rutilante, caotico e coloratissimo mondo di Bollywood per sfondare nel tempio di Hollywood. "I due mondi si toccano sempre di più. I primi hanno superato come produzione e giro economico i secondi per cui provano ancora, però, ammirazione e timore reverenziale. E così vedi Spielberg guardare all'India, la Disney fare un cartoon, il primo, totalmente in Hindi e Will Smith andare "solo" a parlare, non a presentare un film, per ben due volte in un anno. E vi parlo solo del periodo in cui ci sono stato io". La magica e dolente India, da cui, come i connazionali Beatles, è rimasto folgorato. "Sono un punk nell'animo, ma devo dare ragione a quei quattro hippy, quel paese è straordinario, bellissimo, speciale". La sua fiaba, forse, potrà aiutarlo: un escalation di tragedie e speranza, un melodramma d'amore che unisce Oliver Twist ai I soliti sospetti. Un ragazzo di un call center sta per vincere 20 milioni di rupie a "Chi vuol essere un milionario" (il film è tratto dal romanzo "Q&A" di Vikas Swarup) e noi lo scopriamo mentre viene torturato da due poliziotti dei servizi che vogliono sapere come ha imbrogliato. Lui confessa una vita di stenti, ha un aneddoto terribile per ogni risposta, le sue scuole (è semianalfabeta) sono stati gli slum, le periferie, la strada, il dormire ovunque e comunque. Jamal (Dev Patel) è uno slumdog millionaire (il titolo originale), un pezzente che vive seguendo il suo amore Latika (Freida Pinto, incantevole) e che corona un'impresa impossibile con una dolce e stoica caparbietà. Strappalacrime e doloroso, pesca nella disperazione per ridare la speranza con una trama che neanche i più famosi film di Mario Merola hanno mai proposto, tanto denso è il concentrato di sventure del povero Jamal. Un film forse sopravvalutato, ma già molto amato. La solita ricetta vincente. "Godard diceva che per un buon film ci vuole una donna e una pistola. A noi le armi non piacciono (anche se qui ci sono e vengono usate) e allora le sostituiamo con una montagna di soldi". E pazienza se il pur bravo regista punta più su visi straordinari di bambini e adulti e su scorciatoie emotive e artistiche, gli occhi lucidi di molti segnano il suo nuovo grande successo.