Album spiazzante, il nuovo Porcupine Tree. I riconosciuti maestri del prog pop artistico, si cimentano in un doppio diviso in una canzone in quattordici movimenti (!) e quattro pezzi indipendenti: il biglietto da visita è decisamente esplicito. Altrettanto lo è il risultato — una sorta di rivoluzione a chi era abituato alle melodie sottili ed evocative, densamente sensoriali, degli album precedenti. Food for the critics: ibridando gli ultimi Dream Theater con l'intimismo e la space music, i "Porcospini" cercano di ridisegnare la loro mappa sonora lungo linee che richiedono attenzione e un po' di buona volontà per essere apprezzate davvero. Certo, in fondo non sono i Pink Floyd e Steven Wilson non è certo Roger Waters: di conseguenza, il tentativo di un'opera magna appare un po' annacquato. Ma resta un ascolto davvero interessante e ricco di spunti per un ideale futuro: una sorta di nuovo punto zero per la band. Di qui in poi, può accadere ogni cosa.
Porcupine Tree, "The Incident", Roadrunner, 19,90 euro