Il Cammariere che non ti aspetti. Abituati a sentirlo considerare come clone nemmeno tanto originale di Paolo Conte, stupisce sentirlo alle prese in "Carovane" con aria di stampo etnico. Aria che si deve, in egual misura, alla nuova musica africana, a suggestioni percussive orientali e a temi di un raffinato razzismo pianistico. Se chiudessimo per un attimo gli occhi, rapiti dalle suggestioni musicali, potremmo pensare di avere a che fare con Claudio Rocchi e la sua deriva indiana. La svolta di Cammariere non è improvvisata: a questo album ha lavorato per più di un anno, col suo solito socio, il cantautore Roberto Kunstler ai testi, ed ha prodotto 13 brani di qualità, tra cui due pezzi solo strumentali, che narrano del cammino dei popoli, delle loro peregrinazioni e delle loro esperienze, in un afflato cosmico che tende a volte allo spirituale. "La mia promessa", "Carovane" e "La rosa filosofale" sono forse i brani che si spingono più lontani in questa nuova direzione.