Pubblicato in origine nel 1979, "Suttree" è considerato da alcuni il capolavoro di McCarthy — da altri uno dei suoi libri più riusciti in ogni caso. Suttree, il protagonista, è un pescatore alcolizzato, figlio di un passato borghese e diretto verso un futuro di pura esistenza lungo il fiume, in mezzo a perdenti di ogni sorta. È lui il fulcro di una struttura episodica, priva di autentico svolgimento, quasi sospesa e senza scopo come le tante vite che racconta. Attraverso questo caleidoscopio, McCarthy crea un mondo a metà fra Faulkner e Twain e un Thoureau deviato dalla follia.
In tutte o quasi le recensioni leggerete la parola "densità". Densità della prosa, densità del contenuto, densità delle descrizioni. Be', è vero: niente è più compatto e intenso di questo libro, e resta un miracolo senza spiegazioni come McCarthy abbia potuto parlare per quattrocento pagine di ladri, falliti e ubriaconi, senza mai stancare il lettore.
Cormac McCarthy, "Suttree", Einaudi, 23 euro