La pirateria, nelle sue forme più diverse e in particolare nel campo dell'espressione artistica, è il problema o la soluzione? Interrogativo ozioso e capzioso per alcuni, ma il merito di Matt Mason in Punk capitalismo è proprio quello di affrontare il tema con originalità d'analisi, rigore storico-artistico e il giusto disincanto. Già perché non siamo in presenza di un profeta dell'"uso non autorizzato", ma di uno che si sta chiedendo se non sia un altro modo, forse l'unico, per raggiungere il progresso, anche economico. Se il terrorismo dei pirati fosse solo pubblicità corsara? E se la pirateria esistesse da sempre e fosse solo l'anticorpo con cui il nostro sistema si libera delle sue inefficienze? Queste e altre domande trovano una risposta coerente, coraggiosa e utile in questo libro che viaggia su due binari paralleli molto interessanti: l'analisi filosofica, politica e sociale del punk come modo d'essere di una gioventù che invece di bruciare vuole sovvertire o almeno riplasmare le regole che ritiene ingiuste, e gli esempi clamorosi di come da ciò siano nati i pilastri della società e dell'economia moderna. E nulla viene risparmiato, dai videogame al Do it yourself, dal download all'hip hop (pirati dichiarati di ritmi e suoni), Matt Mason, che qui si mostra anche narratore fine e ironico, va per categorie e personaggi, stupendoci spesso (si pensi solo a Bill Gates). Un libro serio che non si prende sempre sul serio, uno sguardo sul futuro che ci suggerisce, forse di non guardare il dito, ma la luna. E quindi di cercare un mondo migliore, e non braccare questi pirati punk.
Punk capitalismo
Autore: Matt Mason
Editore: Feltrinelli
Collana: Serie Bianca
Pagine: 304
Prezzo: 18,00 €
