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Shoah - Il Giorno della Memoria

 
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Nasce il memoriale della Shoah

di Carloandrea Finotto

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20 gennaio 2010
La facciata del Memoriale della Shoah di Milano, progettato dall'architetto Morpurgo

I camion arrivano regolari con il loro carico destinato alla zona spedizioni delle Poste, nella Stazione Centrale di Milano. Hanno una puntualità poco italiana. Entrano dal lato dello scalo ferroviario che dà su via Ferrante Aporti e si dirigono all'area di scarico. Il loro contenuto viene allineato, organizzato e stipato nei vagoni pronti a partire. È il primo viaggio verso un'unica destinazione: il campo di concentramento di Auschwitz.

A quel viaggio del 6 dicembre 1943 ne seguiranno altri 14. Fino al 15 gennaio 1945. Tra questi, anche quello del 30 gennaio 1944 carico di 605 persone. Ne torneranno solo venti. Tutti i loro nomi, incisi su un muro, andranno a costituire una parte importante del futuro Memoriale della Shoah di Milano, la cui prima pietra simbolica sarà posata martedì prossimo, 26 gennaio (vigilia del Giorno della memoria), in via Ferrante Aporti 3, dalle 11,30.

È nel 1997 che la Stazione Centrale diventa luogo del ricordo della deportazione a Milano, su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, ma risale a nove anni fa la prima idea di un museo ebraico connesso allo scalo e in particolare al binario 21, quello da cui partivano i treni per i campi di concentramento e sterminio. Un iter lungo, costellato anche da ostacoli burocratici, fino alla connotazione definitiva identificata dalla Fondazione per il Memoriale della Shoah a Milano, guidata da Ferruccio de Bortoli (direttore del Corriere della Sera).

A sbloccare la situazione da un lato la disponibilità dell'area concessa dalle Ferrovie e il successivo accordo di comodato con Rfi, dall'altro l'appoggio economico che ha consentito l'avvio della prima parte di lavori: un milione di euro dalla Regione, 750mila euro da Europa Risorse, 400mila da Esselunga e dal titolare Bernardo Caprotti, altri 750mila euro dal Comune. Risorse che hanno consentito la progettazione e la prima fase di lavori strutturali e di restauro conservativo.

Il Memoriale prevede due parti connesse ma distinte nelle funzioni: una museale, dove l'area sarà riportata alle condizioni del periodo 1941-45, che comprende il tragitto attraverso il quale i deportati venivano ammassati nei carri ferroviari, il Muro dei nomi, i vagoni restaurati dell'epoca. Una seconda parte destinata a laboratorio e studio, con l'auditorium e una biblioteca che potrà contenere 45mila volumi (il Centro di documentazione ebraica ne possiede già 25mila).

«Il nostro obiettivo – chiarisce Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione – è offrire non soltanto uno spazio fisico dedicato alla memoria, ma mettere a disposizione un centro di confronto e di conoscenza. Che permetta, attraverso l'elaborazione, di capire quali meccanismi siano alla base del razzismo». Per completare il progetto, che occuperà circa 7mila metri quadrati, servono circa 6 milioni.

20 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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