E' stato Dio (Una settimana da Dio) e il primo presidente nero degli Stati Uniti (Deep Impact). Ha già vinto un Oscar grazie a Clint Eastwood (Million dollar baby, come non protagonista) ed è, terzo su cinque candidati, alla sua quinta nomination (nonostante la non più verde d'età, tutte ottenute negli ultimi 22 anni: Per le strade di New York, A spasso con Daisy e Le ali della libertà le prime tre). Inizia nel 1971, dopo un'infanzia dura, fatta di povertà e dolore, per essere rimasto presto orfano di padre, portato via dalla cirrosi epatica. Attore eclettico, è spesso doppiatore, narratore per documentari, commento fuori campo di grandi successi per la sua voce inconfondibile che sa plasmare a suo piacimento. Proprio in Invictus, che gli vale questa candidatura, replica la parlata e l'intonazione di Nelson Mandela con sorprendente somiglianza. Sa essere spalla e protagonista con la stessa potenza, e a dispetto di una carriera non completamente all'altezza del suo talento (forse anche per l'irrequietezza sentimentale: due mogli, quattro figli e una "nipotastra" che ora è la sua giovanissima compagna), ha saputo cambiare spesso registro. Così da potersi divertire con ruoli piccoli e piacevoli, con film più commerciali e redditizi e poi con grandi registi come il vecchio Clint, con cui sogna di portare in scena la storia dello sceriffo Buzz Reeves, un eroe dei tempi delle battaglie e dei confinamenti dei nativi americani. E' il nostro favorito, il suo Madiba è semplicemente straordinario: ecco, perchè questo ex meccanico della U.S. Air Force, forse non vincerà.