Un anno e mezzo è passato da quando "The Hurt Locker" ha fatto la sua prima apparizione alla Mostra di Venezia 2008. Passato in sordina nel concorso veneziano, il film ha trovato una distribuzione negli Stati Uniti soltanto a giugno 2009 limitata però a pochissime copie.
Costato 15 milioni di dollari, ha addirittura faticato a pareggiare la spesa di produzione per gli scarsi incassi fatti ai botteghini.
Nonostante la scarsa visibilità, il film ha avuto straordinari riscontri dalla critica americana (media voto nelle recensioni statunitensi 8,4 su 10) grazie alle quali ha ottenuto una visibilità tale da essere preso in considerazione per i premi cinematografici più importanti al mondo.
Prima del trionfo agli Oscar di questa notte, dove ha ottenuto 6 statuette, "The Hurt Locker" aveva già ricevuto tre nomination ai Golden Globe e vinto il premio Bafta per il miglior film.
L'ultima tappa di questa scalata al successo è arrivata grazie all'Academy che l'ha premiato come miglior film dell'anno. Ed è facilmente pronosticabile che questo "piccolo" film, fin'ora quasi invisibile, riuscirà nelle prossime settimane a raggiungere anche il grande pubblico.
Non solo la statuetta come miglior film, ma anche quella per la migliore regista a Kathryn Bigelow che ha così sconfitto l'ex marito James Cameron anche nella categoria che li vedeva direttamente uno di fronte all'altro.
Ed è proprio la regia l'elemento più solido ed efficace di un film che, seppur con tanti pregi, risulta altalenante e a tratti ridondante. La macchina da presa di Kathryn Bigelow in "The Hurt Locker" è in costante movimento quasi a voler "penetrare la guerra" portando lo spettatore direttamente nelle zone di battaglia. Riesce così a ricreare bene la concitazione che vivono gli artificieri nei momenti in cui si trovano a dover disinnescare gli ordigni esplosivi.
L'Oscar alla Bigelow è stata la prima statuetta, nella storia del premio, ad andare a una donna.
Prima di lei soltanto altre tre donne registe erano state nominate in passato nella categoria: la nostra Lina Wertmuller per "Pasqualino settebellezze" del 1975, Jane Campion per "Lezioni di piano" del 1994 e Sofia Coppola nel 2003 per "Lost in Translation".
Ora grazie a Kathryn Bigelow questa "sfortunata" tendenza femminile agli Oscar è giunta al termine.
D'altronde, come ha detto Barbra Streisand annunciando il premio alla Bigelow, «The time has come!». Il tempo di vedere trionfare una donna regista, 82 anni dopo la prima edizione degli Oscar, è finalmente arrivato.
Quanto fa guadagnare la vittoria?
http://www.thehurtlocker-movie.com/
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