Un aneddoto familiare vuole che un giorno Ivan Reitman, regista, tra le altre cose, di Ghostbusters, sedesse col figlioletto Jason nel salotto di famiglia. E che guardasse, malinconico, la notte degli Oscar. Al che il piccolo Jason, già fin troppo sveglio, gli chiede il perchè della sua inusuale tristezza, sentendosi rispondere che, pur essendo un regista, lui al Kodak Theatre non sarebbe mai stato invitato. Perchè il suo cinema era considerato di serie B. Con l'impeto infantile del figlio adorante, disse risoluto: "Papà, ti ci porterò io". E domenica notte, per l'orgoglioso padre Ivan, sarà già il secondo invito, alla faccia di chi gli ha voluto male. Perchè Jason è diventato un signor regista, ha imparato da lui (anche, forse, a non ripetere alcuni errori) e si è saputo muovere meglio. Ha vinto la Festa del cinema di Roma con l'acuto e divertentissimo Juno, un gioiello, e con la sceneggiatrice Diablo Cody con lo stesso film si è accaparrato l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Ma è anche il cineasta che ha girato Thank you for smoking, pamphlet perfido contro il capitalismo lobbysta a stelle e strisce: indimenticabili le cene tra i tre amici che curano gli interessi delle multinazionali di alcol, fumo e armi. Ora affonda sul capitalismo e l'affascinante George Clooney diventa un implacabile tagliatore di teste. Sia pur pieno di classe. Commedia agrodolce, ha in sè molto più di quello che mostra. Ryan Bingham (il protagonista, il nome è tributo a un noto musicista country, candidato peraltro per una delle canzoni di Crazy Heart) è il nostro presente. Ed è molto meno bello di quello che ci può sembrare. E' un presente senza futuro.