Altissima, bellissima, decisa. Chi ha avuto la fortuna di incontrarla ne è rimasto affascinato. Un'amazzone che ha attraversato il cinema con una decina di film di cui almeno tre indimenticabili, assurti al rango di cult movie. Sa, con pennellate forti e sicure, regalare mondi, che siano su spiagge, città future o deserti, che rimangono dentro. Un talento registico purissimo che abbiamo visto e applaudito in Point break con l'accoppiata Swayze-Reeves, per poi acclamarlo a scena aperta in Strange Days. Se non fosse troppo ardito, potremmo trovare in lei qualcosa del miglior Milius, una sorta di nichilismo esaltante che ti scava solchi dentro l'anima, regalandoti dubbi e offrendoti nuove vie. Su una tavola da surf, con una droga sintetica, con un'uniforme che lei ti costringe a indossare e vivere. Hurt Locker è un film bellico. E bello. Potrebbe sembrare guerrafondaio ma inserendoti nella psiche e nelle psicosi di soldati ben oltre il burrone di una crisi di nervi collettiva, ci fa entrare in guerra. E la sua bravura sta proprio in una delle sequenze iniziali: una bomba da disinnescare, troppi potenziali attentatori kamikaze, la gola (dello spettatore, non solo dei protagonisti) che si secca. E la voglia di sparare contro chiunque, perchè la tensione è insopportabile, il terrore è palpabile. Giovani uomini contro un popolo che pensano di liberare. Film violento, politicamente scorretto e scomodo. Eppure potrebbe finire per essere uno dei più pacifisti. Merita la miglior regia, senza se e senza ma.