In un mondo dominato dal virtuale, la terra e i suoi frutti tornano al centro delle grandi strategie, e dei nostri sogni. Nel mondo Stati e investitori privati comprano e affittano milioni di ettari di terreno in Africa e Asia. La Cina, i Paesi del Golfo, la Corea del Sud sono in prima fila per accaparrarsi campi oltreconfine con i quali assicurarsi derrate alimentari e riserve d'acqua. È il nuovo colonialismo: si sta giocando sulla supremazia agricola prima che mineraria. Il ritorno alla terra spinge i prezzi delle commodities, sia del suolo che del sottosuolo, e rende ricchi chi le possiede. Il settore primario, relegato dalla storia a ruolo marginale nelle società industriali, torna in primo piano. La vita dei campi racchiude anche tutti quei valori, legati all'armonia tra uomo e ambiente, che il mondo più sviluppato vuole recuperare. Esempio emblematico il Giappone, dove una comunità tecnologizzata ha cominciato a riscoprire la campagna, il lavoro manuale, la vita d'altri tempi. E ne è rimasta affascinata.
