C'è chi sostiene che l'evoluzionismo è «solo una teoria». Davvero? Ma che cosa vuol dire? Nel suo ultimo libro, edito da Mondadori, Il più grande spettacolo della terra. Perché Darwin aveva ragione, Richard Dawkins parte proprio da qui. In realtà, sul dizionario si trovano due significati della parola "teoria".
«1. Formulazione o sistemazione di idee o enunciati volta a spiegare o descrivere una serie di fatti o fenomeni; ipotesi che è stata confermata o stabilita dall'osservazione o dagli esperimenti e che è stata avanzata o accettata come spiegazione di fenomeni noti; enunciazione delle leggi, dei principi o delle cause generali di qualcosa di noto o osservato». «2. Ipotesi proposta come spiegazione, da cui mera supposizione, speculazione, congettura; idea o serie di idee su qualcosa; opinione o modo di pensare individuale». Solo se si intende la parola «teoria» nell'accezione 2 si può aggiungere sensatamente la parola «solo». Direste che la fisica quantistica, la genetica, la tavola periodica degli elementi, o anche solo la teoria eliocentrica, sono «solo teorie»? Credo di no. Ma neppure per questi ambiti della scienza esistono «prove» definitive che ci avvicinino alla certezza di una dimostrazione matematica.
L'evoluzionismo, come le altre teorie cui si attaglia la definizione 1, è «vero», è «un fatto», perché è una «formulazione di idee» che trova continue conferme nella realtà dei fenomeni. Una convincente definizione di cos'è un «fatto», alla luce della migliore filosofia della scienza, è proprio quella di stampo fallibilista che ne dà Dawkins: «Quanto più ci si accanisce a confutare una teoria, tanto più, se sopravvive all'assalto, essa si avvicina a quello che il senso comune chiama serenamente un fatto». Bisogna essere ben pedanti per volere di più, come fanno coloro che vanno alla ricerca di garanzie assolute. A questi alla fine resterà ben poco cui affidarsi. Tutto il sapere (storico, sociologico, biologico, fisico, chimico), a parte alcuni rigorosi teoremi matematici, gli si scioglierà nelle mani. E così costoro dimostreranno di non essere persone colte, almeno secondo la bella definizione che ne diede Aristotele nell'Etica nicomachea: «È propria delle persone colte la capacità di attribuire il giusto grado di precisione a ogni ambito del sapere». Dimostrò di essere persona assai colta Giovanni Paolo II quando, riabilitando il darwinismo, nel 1996, scrisse che «non è una mera ipotesi». (Ar.M.)
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