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6 Maggio 1937: la tragedia dell'Hindenburg

di Marco Innocenti

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5 maggio 2009

Alle 16 esatte del 6 maggio 1937 il dirigibile tedesco Hindenburg, lo Zeppelin Lz 129, il più grande oggetto volante mai costruito, appare nel cielo di Lakehurst, nel New Jersey: un puntino che lentamente diventa più grande delle nuvole di temporale che si accavallano in cielo. Il dirigibile, che ha preso il volo dall'hangar di Friedrichshafen, un' incantevole località tedesca sul lago di Costanza, e ha attraversato l'Atlantico, è in ritardo di sei ore: colpa dei venti contrari che ne hanno ostacolato il volo sopra Terranova. Il comandante Max Pruess è preoccupato: le raffiche e i rovesci di pioggia sull'aeroporto di Lakehurst sono violenti e le 96 persone a bordo, tra cui 38 passeggeri, ne risentono. "Vedere il mondo dall'alto, su un dirigibile, è un'esperienza incomparabile", dice la pubblicità. Ma, in quel momento, le tensione si legge sul volto dei presenti, che percorrono nervosamente la promenade e l'elegante salone. L'Hindenburg (un grande albergo volante di 248 metri per 45, costruito in duralluminio, con quattro motori Daimler-Benz da 1100 cavalli l'uno) è considerato una sicurezza ma ha un punto debole: l'idrogeno, altamente infiammabile. Un "tallone d'Achille" non voluto dai costruttori tedeschi, che avevano puntato sull'elio ma erano poi stati costretti a utilizzare l'idrogeno per l'embargo posto da Washington.

L'atterraggio fatale
L'Hindenburg gira in cerchio a lungo prima di ottenere il permesso di atterrare. Le condizioni meteorologiche restano pessime e alla fine, alle 18,20, il comandante della base autorizza l'atterraggio. Il dirigibile, per perdere quota, scarica idrogeno. Dagli alloggiamenti escono grandi matasse di cavo, che si srotolano fino a toccare terra. Tutto regolare quando, lacerante, si sente un grido: "Brucia! Brucia!". Un botto sordo e improvviso, un'esplosione. Una lingua di fuoco esce dalla parte posteriore dello Zeppelin e immediatamente si allarga una vampata abbagliante. L'idrogeno ha preso fuoco. Il dirigibile scende di coda e le strutture di alluminio si sbriciolano per il calore. Il campo di atterraggio è illuminato dal bagliore dell'immenso falò: una palla di fuoco che scatena il terrore. I passeggeri si gettano dai finestrini prima che l'intero dirigibile cada a terra formando un enorme mazzo di rottami. Alle 19,35 tutto è finito: di quello che era stato il più grande dirigibile del mondo, orgoglio della Germania nazista, non resta che un traliccio di travi carbonizzate. Sono bastati 37 secondi per divorarne l'intera struttura. Il mito dell'affidabilità della tecnologia tedesca è crollato come un castello di carte.

I morti
Il bilancio è pesante: dei 38 passeggeri ne muoiono 13 e l'equipaggio paga un prezzo molto alto, con 21 morti, sacrificati a una tecnologia vulnerabile. Molte delle vittime, gettatesi nel vuoto nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme, sono state uccise dall'impatto con il suolo. "Oh, the umanity!" sono le prime parole pronunciate in diretta da Herbert Morrison, il commentatore di un cinegiornale. Il suo tono concitato e commosso lascerà un segno nel pubblico americano.

L'inchiesta
In Italia la curiosità è enorme. La "Domenica del Corriere" spara una delle sue più drammatiche tavole di copertina. Negli Stati Uniti scatta un'inchiesta ma le cause dell'incidente non saranno mai chiarite. Presto abbandonata l'ipotesi del sabotaggio, prevale la teoria dell'incendio scatenato da una scintilla causata dall'accumulo di elettricità statica. La controversia sul rapido diffondersi delle fiamme si incentra sulla "reponsabilità" dell'idrogeno o della copertura infiammabile usata per la parte esterna del tessuto dell'involucro. Il governo nazista, naturalmente, scaricherà tutto sull'idrogeno, per corresponsabilizzare gli americani. Risultato: nessuna certezza assoluta, se non la fine di una stagione. Fino a quel momento il "più leggero dell'aria" era considerato il mezzo di trasporto più efficiente e sicuro tra Europa e America. Con la tragedia di Lakehurst termina bruscamente l'era degli Zeppelin. Poi voleranno solo gli aeroplani.

5 maggio 2009
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