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4 novembre 1980: Reagan presidente

di Marco Innocenti

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3 novembre 2009

Estroverso, comunicatore nato, uomo deciso e fortunato ma anche pigro e goffo, Ronnie riconcilia l'America con se stessa, la sottrae al senso dell'incompiuto, all'ambiguità di Carter e all'arroganza di Nixon

È un trionfo: 43,9 milioni di voti contro i 35,4 di Jimmy Carter; 50,7% dei suffragi contro 35,4; 489 voti elettorali contro 49. Ronald Reagan conquista l'America. Ha 69 anni, è il più anziano presidente eletto, ma si presenta con piglio giovanile e idee rivoluzionarie. «Lo Stato - dice - non è la soluzione del nostro problema, lo Stato è il problema». E si prepara a scrivere la storia degli anni Ottanta.

Una pallottola nel petto
Il 20 gennaio 1981, con gli ostaggi rientrati da Teheran a fare da cornice, Reagan inizia la sua avventura di 40° presidente degli Stati Uniti. Settanta giorni dopo, con il sangue che esce dal petto bucato, fa il primo miracolo: sopravvive a un proiettile a due centimetri dal cuore, come sopravviverà ai tumori, agli scandali, ai democratici, ai giornalisti e, fino al 5 giugno 2004, perfino al tempo.

Reagan è un medico di famiglia che sa rivalutare certe terapie primarie trascurate da troppi clinici. È un americano fra gli americani, un eccellente uomo qualunque, un paradigma perfetto della normalità umana. La sua forza è la capacità di vendere agli americani l'immagine dell'America in cui vogliono credere: una nazione virtuosa e audace, ottimista e sicura di sé, fedele alla tradizione ma aperta al futuro.

Comunicatore
Estroverso, comunicatore felice, venditore nato, rinnovatore della strategia del marketing politico, uomo deciso e fortunato ma anche pigro, goffo e svagato, Ronnie riconcilia l'America con se stessa, la sottrae al senso dell'incompiuto e alle nevrosi del passato, all'atteggiamento ambiguo di Carter e a quello arrogante di Nixon. E mostra il coraggio della sua mediocrità, rassicurando tante complessate mediocrità.

Il reaganismo
Il reaganismo è la fusione di alcune idee semplici professate da un semplificatore, la scommessa sulla religione laica della società americana, sulla volontà di innovare, investire, tentare, tornare leader. La sua rivoluzione tranquilla - meno Stato, più mercato – crea benessere e ridà impulso alla speranza. Ma la scintilla non scatterebbe, se gli americani non cogliessero nel loro presidente un profeta dell'ottimismo. E se Ronnie non offrisse un pegno concreto alla speranza: il taglio delle tasse, un modo di interpretare i sentimenti della gente, uno di quei simboli che fanno la sua fortuna.

Il tramonto
Reagan è un personaggio positivo, senza complessi. La sua politica è aggressiva sul piano internazionale, stimolante su quello interno. Nel 1984 la scontata rielezione. Poi, dal 1989, ingrato, il viale del tramonto, la senilità indossata con decoro, il sorriso fissato nell'amarezza. Quando raggiunge il suo lago dorato, diventa lentamente un guscio vuoto, uno spettro rugoso. Dentro di lui sale la nebbia maledetta dell'Alzheimer, che, dopo tanti applausi, lo priva dell'happy end. Fino a quando la morte porta via l'uomo e dà vita alla leggenda.

3 novembre 2009
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