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Per le Superiori lei poté abbandonare la periferia occidentale di Parigi, quella "giusta", dove aveva vissuto fino ad allora. Venne ammessa al Louis-le-Grand, il miglior liceo della capitale. Andò a vivere dal nonno, gollista di ferro, in una casa piena di volumi che alimentarono le sue letture. De Gaulle, ovviamente, ma anche Nietzsche, Zweig, Claudel e così via. A soli diciotto anni fu ammessa all'École Polytechnique, una delle fucine dell'alta funzione pubblica francese. Una scuola militare. Kosciusko-Morizet dovette sottoporsi all'obbligo della leva: a diciannove anni, nella Marina. «A Gibuti e poi nell'Oceano Indiano, su una nave con una collega e 250 uomini: per la maggior parte erano gerarchicamente miei sottoposti». Un piccolo assaggio di quello che l'avrebbe attesa, la vita difficile di una donna educata e (apparentemente) delicata in un mondo di maschi prepotenti. Kosciusko-Morizet, però, di quell'anno "vissuto pericolosamente" ha un ricordo più poetico: «Mi piaceva arrivare in un Paese dal mare, perché, prima di scorgerla, si sentiva l'odore della terra. Mi ricordo di Zanzibar dal profumo dei chiodi di garofano. L'isola non si vedeva ancora».