Mi sono sempre considerato uno "prestato agli stracci".
Avrei voluto fare il regista, lo scenografo, l'attore, persino il ballerino di Raffaella Carrà.
In realtà faccio lo stilista e tento di riassumere in una professione
scampoli di tutti i mestieri del mondo che avrei desiderato, incursioni in tutti i campi che avrei frequentato. Ma, devo essere sincero, mai e poi mai avrei pensato di avere a che fare con la carta stampata. Adoro leggere, leggere tutto, sono un onnivoro appassionato al quale il rumore della carta sfogliata, magari quella che prima era stata accarezzata da altre mani, mette i brividi. La carta è per me palestra quotidiana, ogni minuto del giorno, per pasticci, disegni, sca-rabocchi. Ma scrivere proprio no, non l'ho mai considerato il mio terreno.
Quando mi è stato proposto di fare il guest editor di questo giornale però non ho saputo resistere.
Il pensiero di lavorare intorno a un'idea e a uno spunto, la discussione di storie, far parte di un'équipe che si pone nell'ottica di raccontare - scegliendo una camera con vista - pezzi del tempo che attraversiamo, mi è sembrato una opportunità irrinunciabile.
In altri contesti, è il mio mestiere. Individuare una suggestione, un soggetto,
e girarci intorno insieme a un gruppo di persone per mettere in scena
un racconto, fatto di vestiti e pensieri, è esattamente il mio concetto di lavoro.
Abbiamo individuato un tema: URGENZA. Ci è parso aderente ai tempi, all'oggi e senz'altro
al domani. Urgenza di risposte, di fare, di onestà, di comunicare, di trovare un senso,
di ordine, di capire, di immaginare.
E, si parva licet, di poesia.
«Parole-vetri
che infedelmente
rispecchiate il mio cielo…»
RIFLESSI Antonia Pozzi