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La corsa della Transavanguardia

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La corsa della Transavanguardia

L e mostre di Enzo Cucchi (1950) al Correr e di Mimmo Paladino (1948) al Madre (quotazioni a pag. 29) sono lo spunto per analizzare il movimento della Transavanguardia, con cui i due artisti esordirono, quasi 30 anni fa, sotto la curatela di Achille Bonito Oliva. Nel 1978 il giovane critico, assistente di Giulio Carlo Argan, organizza una collettiva ad Acireale, in Sicilia, alla quale partecipano, con Cucchi e Paladino, anche Sandro Chia (1946), Nicola De Maria (1954) all'epoca studente di medicina e aiuto bottega di Mario Merz e Franceco Clemente (1952), nobiluomo napoletano assistente di Alighiero Boetti.
Non sono ancora un gruppo. Ciò che li accomuna sono i buoni contatti con le gallerie dei loro maestri (Sargentini a Roma, Lucio Amelio a Napoli, Persano e Stein a Torino, Emilio Mazzoli a Modena, Franco Toselli a Milano, Francesca Barnabò a Venezia) e soprattutto il ritorno alla pittura, un linguaggio che i loro maestri concettuali avevano rifiutato e che i transavanguardisti recuperano insieme ai contenuti narrativi della tradizione. È una nuova maniera di fare arte che nasce in modo trasversale e con definizioni diverse in Inghilterra, Germania e Usa (il Neo-Expressionism di Julian Schnabel).
La via al successo internazionale della Transavanguardia italiana passa inizialmente per il mercato tedesco di Colonia e poi, nel 1980, si consolida con l'allestimento di mostre in musei di prestigio e con la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1980 nella sezione «Aperto».
L'anno di massima attenzione è il 1982. Come ha osservato l'economista dell'arte Walter Santagata: «in quattro anni un ristretto gruppo di artisti si costruì una reputazione internazionale».
Eccezion fatta per De Maria e Paladino (vedi accanto box), si può affermare che le loro opere più importanti, oggi stimate 250.000, sono incrementate quasi del 500% in 20 anni. Tuttavia ogni artista ha un suo percorso artistico e differenti valori di mercato: questo dipende in gran parte dalla sua personalità e dal suo gallerista. I più costosi sono Enzo Cucchi e Francesco Clemente, che lavorano con Bruno Bischofberger di Zurigo, il primo in esclusiva, il secondo rappresentato in Europa. Dal 1990 a oggi i passaggi in asta di opere di Cucchi sono 371, contro i 756 di Clemente, i 1.213 di Paladino e i 1.442 di Chia, il che significa che il gallerista svizzero amministra in modo oculato il suo magazzino, centellinando le opere di Cucchi e difendendone il prezzo. Al contrario Sandro Chia, che ebbe una felice stagione americana nei primi anni '80 sostenuto da Saatchi, oggi preferisce dividere il suo tempo tra New York e Montalcino, dove si dedica alla viticoltura. Non gli interessa avere una galleria di riferimento e lascia che sia il mercato a fare il prezzo, con la conseguenza che le sue opere sono molto scambiate in asta e i valori sono i più reali di tutto il gruppo della Transavanguardia.
Di Clemente, che vive e lavora tra New York, l'India e Roma, passano di mano soprattutto opere su carta, gouache e pastelli molto belli di medie dimensioni (cm 50 x 70) stimati 25.000-50.000 a foglio. Rari i grandi dipinti che si trovano più facilmente in galleria: da Deitch di New York, In side Out (2003) su fondo rosa, tecnica mista su tela, cm 250 x 200, era offerto due mesi fa a 250.000$.
pagina a cura di
Marina Mojana

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