ArtEconomy24

La Rocca di Spoleto

  • Abbonati
  • Accedi
In Primo Piano

La Rocca di Spoleto

di Marco Bona Castellotti
Il panorama che si spalanca dalla sommità del colle di S. Elia, sul quale sorge la rocca di Spoleto edificata nella seconda metà del Trecento per volere del cardinale Albornoz, è uno dei più coinvolgenti e struggenti d'Italia. Ma in che consista tanta bellezza, particolarmente sul versante prospiciente il vallone dove, con la falcata di un gigante, si erge il ponte delle Torri, non è immediato coglierlo. Il carattere più spiccato di quel paesaggio non direi che sia l'estendersi in ampiezza, bensì in profondità: una profondità che si insinua in ogni dove e si acquatta sotto il manto selvoso dei lecci, evocando il tempo in cui il Monte Luco, unito al borgo spoletino dal ponte, venne consacrato, cioè divenne sacro, dapprima per il culto pagano di Giove e poi per l'insediarsi delle comunità eremitiche e monastiche, come attestano due sarcofagi oggi nella rocca. Era stato eletto a monte santo per le sue forme continue e solenni, ma anche per la vegetazione aspra e avvolgente, dalla quale il fiumicello Tessino affiora a intermittenza.
Il 4 agosto la rocca Albornoz è stata riaperta al pubblico dopo un restauro iniziato nel 1982. Ospita il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, il cui progetto risale a una quindicina d'anni fa. Vi sono raccolte innumerevoli testimonianze d'arte e di storia dal IV al XV secolo, provenienti dal territorio e da vari edifici comunali.
Se si percorrono i camminamenti della rocca e le sale inondate di luce, alternando la visione di quanto si conserva all'interno alla visione del paesaggio circostante, è facile cogliere la stretta relazione tra i manufatti esposti e ordinati con impegno didattico, e il territorio. In pochi altri casi il rimando dalle opere alle epoche di produzione, al contesto è così percepibilmente serrato. Ciò forse dipende dalla collocazione centrale ed eminente della rocca, punto di unità ideale, così che il museo a sua volta diviene luogo di convergenza, destinato ad arricchirsi, perché i depositi civici di Spoleto riservano ulteriori sorprese.
Nelle grandi sale del secondo livello sono stati collocati dipinti e sculture del XII e del XIII secolo, fra i quali gli affreschi strappati della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, dello stesso Alberto, autore del meraviglioso crocefisso del Duomo, datato 1187.
La tavola è giustamente notissima, mentre di alcuni rilievi di marmo, vedi i clipei di età federiciana e lo splendido capitello figurato di un seguace umbro di Giovanni Pisano, già esposti a Perugia nel 2005, si rischiava di perdere la memoria. Così come di altre opere, come il Bove alato di marmo duecentesco, dallo sguardo mansueto, e, procedendo nel tempo, la Madonna col Bambino di Antonello da Saliba e la Madonna delle Grazie di Nicolò Alunno.

© Riproduzione riservata