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Duveen, re dei mercanti

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Duveen, re dei mercanti

di Marco Carminati
A quasi settant'anni dalla morte, Joseph Duveen (1869- 1939) è ancora considerato il più grande antiquario del Novecento. Legioni di mercanti lo venerano, citano e invidiano. Su di lui sono state scritte diverse biografie, e l'ultima in ordine di tempo è quella redatta da Meryle Secrest (biografa anche di Bernard Berenson), pubblicata in America nel 2004. Su un volume di questo genere, incredibilmente ricco di vicende, personaggi, aneddoti, suspence e colpi scena, avrebbero dovuto gettarsi a capofitto le grandi case editrici italiane, assicurandosi la tradizione. Invece, ci ha pensato la piccola editrice Artema di Torino (peraltro specializzata in biografie di grandi mercanti), affidando la traduzione del testo a Paola Ghigo.
Il libro è spettacolare per la quantità di informazioni, rivelazioni ed anche rettifiche che fornisce sulla figura e la professione di Joseph Duveen, che dominò come un gigante la scena del mercato artistico internazionale dal principio del Novecento fino agli anni Trenta. Rispetto ad altre biografie (ad esempio quella di S.N. Behrman, Duveen, re degli antiquari, pubblicata in Italia da Sellerio nel 2005), questa di Meryle Secrest dispone di un grosso vantaggio: è stata scritta potendo consultare l'archivio della «Duveen Brothers» oggi conservato al Metropolitan Museum di New York. Un archivio immenso: seicento scatoloni di lettere, telegrammi, fotografie, registri contabili, libri di vendita e di magazzino che nascondono non solo un enorme compendio di notizie su quadri, sculture, arredi o oggetti d'arte ma soprattutto rivelano i retroscena di alcune eccezionali compravendite.
Joseph Duveen ebbe tra i suoi clienti i più grandi collezionisti americani del suo tempo: Andrew Mellon, Jules Bache, Henry Frick, John Pierpont Morgan, Henry ed Arabella Huntington, Samuel Kress, Joseph Widener; ma ebbe anche, tra i principali "fornitori", collezionisti del calibro di Rodolphe Kahn o di Lord Spencer (il nonno di Lady Diana). Come fece questo mercante d'arte a trasformare coriacei imprenditori americani in appassionati cultori di dipinti d'alta epoca? E come fece a convincere altezzosi milordi inglesi a cedere capolavori mozzafiato che da secoli troneggiavano nelle loro avite dimore?
Fece così: mise a punto il "metodo Duveen", una sorta di "arte di vender arte" fatta di velocità di giudizio, abilità psicologica, esercizio retorico, piccole astuzie, efficaci stratagemmi e infallibile tempismo.
Innanzitutto acquistava con grande prudenza, perché il mercato dell'arte antica era infettato dai falsi e da attribuzioni troppo generose. Naturalmente, Duveen non fu immune da trappole e scivoloni in tal senso (subì anche clamorosi processi per vicende di falsi), ma nel complesso riuscì a difendere bene la propria reputazione. Una volta verificata l'autenticità di un'opera, questa veniva acquistata al massimo prezzo, come elemento di garanzia, e di conseguenza venduta al collezionista a cifre considerevolmente più alte rispetto alla media. Il dipinto acquistato diventava però un "Quadro Duveen", fornito di tutti i possibili crismi, non ultimo quello che il mercante era pronto in ogni momento a ricomprarlo al medesimo prezzo di vendita.
L'Europa aveva moltissime opere d'arte, l'America moltissimo denaro. Su questo assioma crebbe la fortuna di Duveen, che per intercettare venditori e clienti mise in piedi addirittura una rete di spionaggio. A quei tempi, ben poche persone comperavano foto di opere d'arte. Appena qualcuno lo faceva, Duveen lo veniva velocemente a sapere. E correva subito a verificare se ci potesse essere o meno un affare in vista. Per conoscere gusti e spostamenti di potenziali collezionisti utilizzava poi il sempre efficace mezzo di allungare mance a portieri e autisti. Pare che Duveen, con questo sistema, arrivasse a calcolare al millimetro le mosse dei suoi clienti fino ad imbattersi con loro "per caso" davanti a un ascensore oppure sul ponte di un transatlantico durante una traversata oceanica.
Una volta agguantata la preda, il fascino personale, la parlantina e l'abilità del mestiere facevano il resto.
Duveen fu un vero maestro anche nel farsi pubblicità. A fine Ottocento, fu tra i primi a illuminare di notte le vetrine del negozio di Londra. La notizia del «faro Duveen» giunse fino a Buckingham Palace e il principe e la principessa di Galles (i futuri re Edoardo VII e regina Alexandra) vollero andare personalmente a vedere. Fu un colpo da maestro, perché alla morte della regina Vittoria, Duveen venne incaricato dai nuovi monarchi di rinnovare il lugubre arredo della reggia inglese.
Ma l'episodio più strepitoso, in termini pubblicitari, fu la vendita ai coniugi Huntington del Ragazzo in azzurro di Gainsborough, appartenuto al duca di Westminster. Duveen non era il primo che tentava di sottrarre al duca il prezioso quadro. Ma fu il primo a capire che l'aumento del 60 per certo delle tasse sulle proprietà terriere avrebbe messo in difficoltà persino la più abbiente aristocrazia inglese. Sul fronte opposto fece leva su Huntington perché si procurasse – se necessario anche attraverso un prestito – il danaro sufficiente per avere quel «quadro unico al mondo». Duveen comperò dal duca il capolavoro, più altri due quadri, a 800 mila dollari. E vedette ad Huntington il solo Ragazzo in azzurro a 728 mila dollari. E non si accontentò dell'affare, ma pubblicizzò al massimo la vendita. Fece restaure a sue spese la tela e la fece trionfalmente esporre alla National Gallery di Londra. Un esercito di persone si mise in fila a Trafalgar Square per poterla ammirare: si videro uomini togliersi il cappello davanti al quadro. I giornali erano pieni d'articoli sul dipinto, molti dei quali critici: si chiedevano perché un capolavoro del genere dovesse finire tra i «furfanti dell'Ovest americano».
Il quadro raggiunse l'America dopo esser stato accuratamente imballato. Il Ragazzo in azzurro venne di nuovo esposto per tre settimane nella galleria newyorkese di Duveen. Quando giunse a destinazione in California, il «Gainsborough Duveen» era diventato il quadro più famoso del momento.
1 Meryle Secrest, «Duveen. L'arte di vendere l'arte», Artema Torino, pagg. 506, € 38,00. Cristina Acidini Luchinat presenterà il volume a Palazzo Corsini di Firenze venerdì 5 ottobre alle ore 11,30 nell'ambito di Biennale Antiquariato.

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