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Porpora in posa

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Porpora in posa

Un cesto di mele rosse, un cavolo e un po' di lattuga fresca possono costare fino a 802.962 dollari? E quattro sardine con due cipolle valgono 455.795 dollari? Si direbbe proprio di si – prezzi di mercato alla mano – purché stagionati (almeno quattro secoli) e d'autore. Dipinti a olio su tela nella Napoli del XVII secolo da Giovanni Battista Recco (1615-1660), non esprimono soltanto la bellezze della natura e gli artifici della pittura, ma documentano una nuova concezione del sapere che, proprio con il metodo sperimentale di Galileo Galilei, andava diffondendosi in Italia in quegli anni. Il fiorire del genere della natura morta (fiori in vaso, frutti in canestre, pesci e selvaggina) negli stessi anni delle scoperte scientifiche di Galileo, Telesio, Campanella dimostra, infatti, il forte legame tra filosofi, scienziati e artisti e la comune temperie culturale che li spinse a studiare la realtà con tutti i sensi, primo fra tutti la vista, per scoprire il mistero buono che abita il mondo. Tra un naturalista e un pittore non c'era gran differenza, se entrambi osservavano la natura con la stessa acutezza di sguardo. I primi ad apprezzare le nature morte uscite dalle botteghe dei Recco e dei Ruoppolo, di Paolo Porpora e di Luca Forte, di Giovanni Quinsa, Paolo Cattamara e Andrea Belvedere furono proprio gli eruditi locali, mentre i naturalisti stranieri (romani, spagnoli, fiamminghi, del nord Europa) di passaggio in città facevano a gara a chi acquistava le più belle e gli inventari partenopei si allungavano: 107 nature morte nella collezione Pignatelli, 93 in quella de Maio.
Ora una spettacolare mostra dall'intrigante titolo L'œil gourmand (L'occhio goloso), in corso a Parigi fino al 27 ottobre nella galleria dell'antiquario Maurizio Canesso (26, rue Laffitte, tel. +33140226171, www.canesso.com), propone una cinquantina di nature morte napoletane del Seicento di autori molto rari in asta e stimati da 50mila euro in su a tela a seconda della composizione e del formato. Provengono da importanti collezioni private (Di Capua, Valerio, Cei) e pubbliche (Museo di Capodimonte, Villa Floridiana, Banca Intesa Sanpaolo, già Banco di Napoli in deposito al Museo di Villa Pignatelli) e sono in gran parte transitate per le mani di questo giovane e raffinato antiquario di origine italiana, giunto a Parigi nel 1994. Questo percorso è stato possibile grazie all'aiuto scientifico dello staff di Nicola Spinosa del Polo museale napoletano e la mostra curata da Véronique Damian è la prima al mondo dedicata alla natura morta napoletana, un genere e una scuola pittorica che in Italia nessuno si azzardava ad affrontare data la complessità sia di individuare con precisione le mani dei vari artisti sia di mettere insieme un così significativo numero di opere (spesso siglate G.R. o del tutto anonime). Tra i contributi più attesi, l'opportunità di vedere finalmente a confronto l'unica natura morta di pesci firmata e datata «Gio. Batta Recco 1653» (già nella collezione Mendola di Catania) con altre opere attribuite al maestro.
Marina Mojana

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